Manley (Jeep): «Abbiamo rifatto tutto migliorando ogni aspetto. Arriverà anche la Wrangler ibrida»

Mike Manley, ceo di Jeep
DETROIT - «Pressione per essere fra i candidati alla successione di Marchionne? La vera svolta della mia carriera c’è stata quando mi hanno dato...

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DETROIT - «Pressione per essere fra i candidati alla successione di Marchionne? La vera svolta della mia carriera c’è stata quando mi hanno dato l’incarico di guidare il marchio Jeep...». È giustamente orgoglioso il manager britannico Mike Manley di essere da quasi dieci anni al volante di uno dei brand più famosi e anche più in crescita dell’intero scenario globale.


Cosa è cambiato da allora?
«Il marchio aveva grandi potenzialità di crescita e le abbiamo sfruttate bene, in meno di un decennio siamo passati da poco più di 300 mila veicoli venduti l’anno a 1,4 milioni e l’obiettivo è di salire ancora».
 

Quali armi avete a disposizione per continuare ad accelerare?
«La nostra gamma ha ormai un successo consolidato, tutti i modelli si sono affermati. Ma sono in arrivo altre novità e le richieste in un grande mercato come la Cina sono forti».

Può anticiparci qualche nuovo modello?
«Di alcuni abbiamo già parlato. Proprio al Naias in Michigan abbiamo svelato la Cherokee rinnovata, poi ci sarà una nuova Grand Cherokee, la Wagoneer e la Gran Wagoneer. Avremo anche un pick up e la più recente generazione di Wrangler appena lanciata avrà anche la variante ibrida».

Si parla di una Commander per la Cina e di un modello più piccolo della Renegade soprattutto per l’Europa?
«Ci sono molte idee sul tavolo, nel prossimo piano industriale emergeranno diverse cose. Stiamo pensando ad una Jeep più compatta, è una fascia di mercato in cui c’è spazio, ma nulla è stato ancora deciso».

In questo quadro qual’è la missione della nuova Wrangler?
«Un modello importante a cui teniamo moltissimo, è il simbolo del brand che proietta nel futuro la filosofia dell’azienda: Jeep è sempre stato il massimo riferimento in termini di capacità off road e libertà di guida open air. Ha un design che resta fedele all’originale, ma l’abbiamo rifatta tutta con un investimento importante e siamo riusciti a migliorare ogni aspetto, dal comfort all’efficienza, dalle performance alla sicurezza, introducendo numerose innovazioni tecnologiche».

Anche Wrangler potrebbe essere prodotta all’estero?
«Non credo, produciamo modelli Jeep già in Messico, Brasile, Italia e Cina, ma Wrangler resterà nella fabbrica di Toledo dove abbiamo completamente rinnovato l’impianto che la produce investendo 700 milioni di dollari e creando 700 nuovi posti di lavoro. Per far ciò la produzione di Cherokee è stata trasferita a Belvedere, vicino Chicago».

Proponete il mito dell’off road con due propulsori turbodiesel, ma questa motorizzazione non è in calo?
«In Europa c’è un rallentamento, ma sulle vetture medio-piccole, sulle grandi la domanda è ancora forte e ce lo chiedono anche i nostri clienti americani che vogliono anche il pick up».

Pensate di soddisfarli?

«Il pick up arriverà e sarà prodotto a Toledo, avrà legami con Wrangler e quindi potrà vantare grandi doti fuoristradistiche. Sarà un modello globale che venderemo in tutto il mondo».
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Il Gazzettino