La Mercedes e Hamilton non bluffavano, i problemi sono tanti e scopriamo quali sono

Nella foto, Lewis Hamilton
Era tattica o no? Raccontavano bugie per depistare gli avversari o era tutto vero? I test pre campionato avevano sottolineato le difficoltà della Mercedes W13 con Lewis...

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Era tattica o no? Raccontavano bugie per depistare gli avversari o era tutto vero? I test pre campionato avevano sottolineato le difficoltà della Mercedes W13 con Lewis Hamilton e George Russell costretti ad arrancare. Nonostante nelle prove del Bahrain, dopo quelle di Barcellona, la W13 fosse stata ampiamente rivista nella zona delle pance, il passo in avanti non si era verificato, anzi, era emerso un nuovo problema denominato porpoising, ovvero il forte saltellamento in rettifilo che faceva venire il mal di testa ai piloti. Risolveranno tutto in fretta, si pensava. E invece no. Il Gran Premio del Bahrain ha convinto anche i più scettici. Le difficoltà Mercedes nei test non erano un bluff. Il bilancio della prima gara stagionale di Formula 1, però, è stato paradossalmente superiore alle aspettative: i ritiri di Max Verstappen e Sergio Perez hanno permesso a Lewis Hamilton e George Russell di terminare terzo e quarto, invece che quinto e sesto viaggiando nella "terra di nessuno", come l'ha definita il team principal Toto Wolff. Ossia lontani da Ferrari e Red Bull, ma con un margine comunque ampio sul resto del gruppo.



La gara di Sakhir ha fatto emergere un altro punto che si è rivelato debole per la Mercedes: la scarsa velocità di punta. Abbastanza da far sospettare che a Brixworth, la sede inglese dove vengono costruite le power unit, abbiano perso la leadership sul fronte motoristico, superati dalla concorrenza, guardando anche a come si sono comportante le clienti McLaren e Aston Martin. La causa indicata, almeno ufficialmente, è però un'altra: l'elevata incidenza degli alettoni, superiore al normale. "Dobbiamo analizzare i livelli di drag, prima di affermare che ci manchi potenza. Non credo ci sia una grossa differenza tra le power unit", ha affermato Wolff. Le ali ad elevata incidenza hanno generato drag, cioè resistenza all'avanzamento, ma servivano a compensare la maggiore altezza da terra adottata per ridurre l'effetto del porpoising. Che resterebbe quindi la madre di tutti i guai della W13, macchina che aveva lasciato a bocca aperta con le sue pance microscopiche, ma che oggi spaventa un po' meno. "Stiamo cercando di recuperare, ma non è possibile farlo da un giorno all'altro", ha insistito Wolff. Qualcosa di incoraggiante, comunque, in Mercedes lo hanno visto: "Penso che con la gomma soft, a livello di prestazione pura, fossimo lì. Poi l'usura era troppo elevata e abbiamo tentato qualcosa di diverso montando la hard (a Hamilton, ndr), ma eravamo più lenti di un secondo al giro. Una lezione imparata", ha spiegato. E almeno l'affidabilità sembra buona, a differenza ad esempio della Red Bull.


La Mercedes deve rincorrere, probabilmente come mai era accaduto nelle otto stagioni precedenti. Anche perché in ottica-titolo c'è un ostacolo in più, stando a quanto visto a Sakhir: bisogna ritrovare competitività sia nei confronti della Ferrari che della Red Bull, in questi anni già principali antagoniste, ma in modo alternato. "Credo che il terzo e quarto posto di Sakhir siano risultati fantastici", ha sottolineato Wolff. Sì, perché di fronte alle attuali circostanze in Mercedes si ritengono soddisfatti: suona strano, perché fino a qualche mese fa piazzamenti del genere sarebbero suonati semplicemente come una sonora batosta. Ma sarebbe un grosso errore considerare fuori gioco la squadra detentrice del Mondiale Costruttori dal 2014, ancor di più dopo un solo Gran Premio (su 23) disputato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino