FE, venerdì e sabato a Diriyah le gare 2 e 3 del mondiale elettrico. Porsche e Jaguar sempre favorite. Poi Ds e Maserati

L'ingresso del circuito a Diriyah
DIRIYAH – Alla periferia dalla capitale dell'Arabia Saudita, il circuito cittadino di Diriyah, ribattezzata “city of earth”, l'insediamento...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

DIRIYAH – Alla periferia dalla capitale dell'Arabia Saudita, il circuito cittadino di Diriyah, ribattezzata “city of earth”, l'insediamento millenario il cui distretto At-Turaif con le sue mura di fango è patrimonio dell'Unesco, è ancora illuminato naturalmente: è caldo, non caldissimo. Venerdì sera ospita il secondo ePrix della decima stagione della Formula E, ancora in notturna. È il decimo che si corre qui (sabato sarà l'undeicismo), dove agli steward vengono ancora impartite istruzioni su come si spostano le macchine, giusto a ridosso dei box.

Quello saudita è il primo dei sei doppi appuntamenti del nuovo calendario 2024, tornato a 16 gare dopo l'esclusione forzata della prova indiana di Hyderabad, in febbraio. Fra i 22 piloti in gara, Sam Bird (oggi alla Envision), Nyck de Vries (adesso alla Mahindra) e Pascal Wehrlein (sempre alla Tag Heuer Porsche) hanno vinto due volte a Diriyah. Il tedesco, che si è imposto nella gara inaugurale a Città del Messico di due settimane fa, è reduce dalla doppietta del 2023. Fra i sei vincitori solo Alexander Sims ha lasciato il circuito elettrico.

Tra le qualifiche, qui più che altrove, le condizioni cambiano parecchio lungo i quasi 2,5 chilometri del tracciato corredato da 21 curve. Soprattutto le temperature, anche se non raggiungono quelle “quasi infernali” toccate in Indonesia o a Roma, lo scorso luglio. I giri per stabilire la grigia di partenza cominciano poco prima delle 15.30 locali (due ore in più rispetto all'Italia), cioè con il sole, mentre quando i semafori si spengono, qualche minuto dopo le 20, sono accesi i fari dell'impianto artificiale altamente tecnologico e a basso consumo energetico.

L'ePrix messicano ha confermato che le scuderie con i powertrain Porsche e Jaguar sono ancora un passo avanti alle altre. Poi ci sono quelle del gruppo Stellantis, la Ds Penske e la Maserati. Gli “indiziati” per il successo sembrano essere attualmente sempre i soliti: oltre a Wehrlein e al compagno di squadra Antonio Felix Da Costa (che nel 2018 aveva archiviato l'esordio della Formula E in Arabia Saudita con una una vittoria), ci sono soprattutto il duo neozelandese della Jaguar Tcs Nick Cassidy e Mitch Evans e, inevitabilmente, gli alfieri dei team clienti Jake Dennis (campione del mondo in carica: 3 podi nelle ultime quattro gare a Diriyah) e Norman Nato (Andretti Global) e Sébastien Buemi e Robin Frijns (Envision). E poi Jean Eric Vergne e Stoffel Vandoorne (Ds Penske), Maximilian Günther (Maserati) e magari anche Jake Hughes (Neom McLaren).

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino