Crociere, nuovo hub a Trapani gestito insieme da Msc e Costa

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti
TRAPANI - Una nuova stazione marittima per dire che nel settore delle crociere la Sicilia non teme rivali. Trapani punta in alto. In un colpo solo diventa la porta italiana...

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TRAPANI - Una nuova stazione marittima per dire che nel settore delle crociere la Sicilia non teme rivali. Trapani punta in alto. In un colpo solo diventa la porta italiana autentica per i collegamenti verso l’Africa e un nuovo hub per incrociare le rotte delle navi da crociera. Il presidente dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti, guarda lontano: “Palermo, Trapani, Porto Empedocle e Termini Imerese - ha detto - avranno proprie specializzazioni e saranno proprio i porti a migliorare i waterfront delle città che li ospitano”. 

Pasqualino Monti prima ancora di inaugurare la nuova stazione marittima di Trapani mette sul piatto quello che è stato un suo grande risultato: sia il nuovo terminal crociere di Palermo che sarà pronto a febbraio prossimo; sia il nuovo terminal di Trapani saranno gestiti congiuntamente da Msc Crociere è da Costa Crociere. Un accordo a cui Monti ha lavorato parecchio e di cui oggi si fregia aspettando un grabde ritorno dalle due compagnie. Erano anni che Trapani aspettava un rilancio vero del porto e la realizzazione un nuovo waterfront per ridisegnare il suo affaccio a mare. E poi c’era da completare il terminal per l’accosto dei fast ferries e degli aliscafi, di riqualificare di attuare lavori di dragaggio di fondali (per un valore di 67,7 milioni di euro). 

L’Adsp della Sicilia Occidentale marcia forte. I lavori di Trapani, infatti, rappresentano solo la punta dell’iceberg di una stagione entusiasmante per quanto riguarda  la gestione e la realizzazione dei lavori pubblici. L’Autorità di Sistema Portuale sotto la guida di Pasqualino Monti ha già sbloccato infrastrutture per 837 milioni di euro (al palo da decenni) e realizzato in meno di quattro anni 488 milioni di euro di opere già collaudate. E si poteva fare anche di più se lo snellimento burocratico tant’è volte promesso si fosse realizzato per davvero. Ed è così che la presentazione della nuova stazione marittima si è tramutata in una doppia occasione: da un lato, quella per confermare che “si può fare”, come accaduto e sta accadendo nei porti della Sicilia nord occidentale; dall’altro in un possente j’accuse al sistema che, a fronte di una politica impegnata nella semplificazione e nella realizzazione delle nuove opere, si scontra con un apparato burocratico in grado sempre e comunque di bloccare tutto.

Monti non ha usato metafore e  ha denunciato a viva voce l’esistenza di un “codice bizantino degli appalti, con norme di semplificazione che si scontrano con burocrazia ministeriale, giungla dei finanziamenti, giungla delle rendicontazioni, passaggio infinito tra impegno di spesa e spesa reale”. E che dire dei ritardi legislativi. Monti ha ricordato “come le Autorità di Sistema Portuale attendano dal 1994, da 29 anni, un codice di comportamento su temi come le concessioni e attendano anche la definizione di uno status giuridico differente da quello di Enti pubblici non economici che le condanna a non potersi confrontare sul mercato. Monti ha infine ricordato come le Autorità portuali, che dovrebbero essere imprese che realizzano e vendono nel mondo il prodotto porto, siano quasi automaticamente sospettate se svolgono attività di promozione”.

Fare e parlare chiaro sempre. Un modo di procedere che è piaciuto anche al presidente del Consiglio Draghi che lo ha nominato commissario per due opere: il nuovo bacino di carenaggio da 150mila tonnellate dare la possibilità a Fincantieri di costruire navi anche in Sicilia e l’interfaccia porto-città di Palermo di altissimo valore per la Sicilia. 

Monti ha quindi indicato nella riforma portuale, in quella della pubblica amministrazione e in quella della giustizia, le scelte emergenziali senza le quali anche il Pnrr sarà costretto a percorrere una rotta ad altissimo rischio. E dall’intervento è emerso anche un atto di accusa all’ambientalismo di slogan, con la denuncia “della totale inutilità degli stanziamenti milionari per elettrificare le banchine portuali, quando tutto il naviglio mondiale si sta orientando verso scelte energetiche diverse e il costo dell’energia elettrica alla quale le navi dovrebbero collegarsi sarà fuori mercato

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Il Gazzettino