Alfa Romeo, il Biscione “al servizio” di Polizia e Carabinieri. Tra Pantere e Gazzelle, le tappe di un successo

Una volante della squadra mobile, dietro le pantere dei carabinieri
ROMA - L'Italia del dopoguerra, dalla ricostruzione al boom economico: è in quegli anni che si consolida il mito Alfa Romeo. Le più veloci su pista e su strada,...

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ROMA - L'Italia del dopoguerra, dalla ricostruzione al boom economico: è in quegli anni che si consolida il mito Alfa Romeo. Le più veloci su pista e su strada, diventano uno status symbol oltre che le vetture perfette per servire lo Stato. Il legame tra Alfa Romeo e le forze dell'ordine è un piccolo pezzo di storia della Repubblica.


A partire dagli anni cinquanta, le Alfa Romeo vengono selezionate per il servizio di pronto intervento. Diventano così le 'volanti': quelle della Polizia sono ribattezzate 'Pantere', e quelle dei Carabinieri 'Gazzelle'. Due metafore che sottolineano potenza e agilità. La prima pantera è un'Alfa Romeo 1900 del 1952: la prima gazzella è di pochi anni dopo.

La storia del rapporto con le forze dell'ordine corre parallela alla storia dell'evoluzione Alfa Romeo. Tutto fa capo ad un torinese di origine sarda, Orazio Satta Puliga, un grande innamorato di Alfa Romeo. Nominato direttore della progettazione nel 1946, Satta Puliga ha davanti a sé un arduo compito: non solo ricostruire quanto la guerra ha distrutto, ma anche trasformare un'azienda artigianale in una manifattura moderna. Satta Puliga inizia subito. Al suo arrivo, Alfa Romeo produce al Portello ogni singola parte meccanica, in base a criteri di alta artigianalità; e intanto pensa a creare le nuove Alfa Romeo "di serie", da costruire con le più efficienti metodologie tecniche e organizzative disponibili.

La 1900 di Satta Puliga del 1950 è la prima Alfa Romeo con la guida a sinistra, e la prima ad adottare una struttura a scocca autoportante. Ha abbandonato i tradizionali 6 e 8 cilindri per un nuovo motore con frazionamento a 4 cilindri, alimentato da un solo carburatore. La 1900 eroga 80 cavalli, è scattante e veloce come ci si aspetta sia un'Alfa Romeo ma è anche la prima Alfa Romeo a nascere su catena di montaggio. Se con la 1900 Alfa Romeo ha imboccato la strada della produzione in serie, è con Giulietta che si trasforma in una grande fabbrica di automobili. L'uomo che guida la trasformazione è Giuseppe Luraghi. Manager di grande spessore, con una lunga esperienza in Pirelli, dal 1951 al 1958 è direttore generale di Finmeccanica, la holding che controlla Alfa Romeo. Dopo un breve parentesi in Lanerossi, torna nel 1960 come presidente di Alfa Romeo stessa, ruolo che manterrà fino al 1974. 
Scrittore, giornalista, editore, Luraghi è promotore di iniziative culturali anche in ambito aziendale. Nel 1953 affida a Leonardo Sinisgalli, "il poeta ingegnere", il compito di creare una rivista che unisca in dialogo la cultura umanistica, la conoscenza tecnica e l'arte. Nasce così "La Civiltà delle Macchine", su cui scrivono anche Ungaretti e Gadda. Al suo arrivo in Alfa Romeo, Luraghi rivoluziona la struttura chiamando in azienda il progettista Rudolf Hruska: nasce così Giulietta, il modello della svolta - che fa crescere le vendite, ma al tempo stesso conferma la tradizione tecnica e la vocazione sportiva del marchio.

La prima Gazzella dei Carabinieri è proprio una Giulietta destinata al servizio di pattuglia, ed entra in servizio già equipaggiata con impianto radio per il collegamento con la Centrale. Più corta, più stretta, più leggera della 1900, Giulietta porta Alfa Romeo in un segmento nuovo, per un nuovo pubblico. Al Salone di Torino del 1954, Giulietta fa il suo esordio in versione coupé. Giulietta Sprint, disegnata da Bertone, è una vetturetta bassa, compatta e slanciata che diventa un "instant classic". Solo una vettura rivoluzionaria potrà sostituire Giulietta.


Ed è questa la mission di Giulia, una delle prime vetture al mondo con struttura portante a deformazione differenziata. La parte anteriore e posteriore è studiata per assorbire gli urti, e l'abitacolo è estremamente rigido per proteggere gli occupanti. Il motore biabero 1.6 litri rappresenta una evoluzione del 1.3 quattro cilindri, e si distingue per le valvole di scarico raffreddate con inserti di sodio. Anche il design di Giulia è rivoluzionario. Grazie all'innovativo lavoro di sviluppo in galleria del vento, il Cx di Giulia è straordinario per l'epoca: solo 0,34. Il modello riscuote un successo eccezionale: oltre 570mila vendite complessive (più del triplo di Giulietta). Giulia diventa un'icona italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino