CASSINO - In Italia, finalmente, diventa un "marchio di qualità" il lavoro in una fabbrica di auto. Il marchio è quello di "Cassino...
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E quale può essere la miglior garanzia di un prodotto premium se non quella di nascere in una fabbrica ad alta qualità? Questa volta non si tratta solo dei soliti video patinati alla Mulino Bianco. Non c'è solo marketing. Con l'obiettivo di sfatare scetticismi e incredulità sulle sue fabbriche, FCA sta accompagnando il lancio del marchio "Cassino plant" con un'operazione "open Factory", ovvero con l'apertura al pubblico dello stabilimento, dei suoi gioielli tecnologici e del suo popolo di 4.300 fra ingegneri e operai, sull'onda di analoghe manifestazioni che stanno facendo riscoprire le fabbriche soprattutto ai giovani residenti nel Nord Est d'Italia.
Insomma non solo le scocche industriali delle Giulia ma anche i robot, i computer, gli avvitatori e l'intero sistema di lavoro di "Cassino plant" potranno essere toccati e meglio "capiti". La fabbrica resterà aperta ai familiari dei dipendenti (e probabilmente a invitati ultraselezionati) nel pomeriggio di sabato 24 settembre. Poi in serata sul piazzale del plant si festeggerà tutti assieme il lancio della Giulia (e l'avvio ormai prossimo della produzione del suv Stelvio) con un concerto di Max Spezzali per il quale si stima una presenza di almeno 6/7.000 persone.
Un'operazione di apertura al territorio per il quale la produzione della Giulia (ad oggi 220 pezzi al giorno ) e degli altri modelli Alfa potrebbe rappresentare l'uscita dalla crisi (per ora circa 400 operai a rotazione restano a casa), nuovi posti di lavoro e un aumento del Pil ancora incalcolato ma sicuramente a nove zeri.
Già, ma che tipo di stabilimento è la "Cassino plant"? "Una fabbrica enormemente cambiata anche rispetto a quella di 10 anni fa - risponde Mirko Marsella, responsabile locale della Fim-Cisl - Uno stabilimento sicuro, colorato, pulitissimo, con postazioni di lavoro comode. Magari come sindacato possiamo discutere dei ritmi e di altre problematiche, ma non c'è dubbio che con la Giulia il lavoro sia grandemente migliorato". "Cassino plant" può vantare nel suo curriculum alcune novità di forte profilo: per esempio è una delle più grandi fabbriche italiane progettate assieme, metro per metro, da ingegneri e gruppi di operai in una apposita struttura chiamata Work Place Integration (Wpi, Posto di integrazione del lavoro).
La nuova legge non scritta dello stabilimento è chiara: meno fatica in cambio di maggiore qualità di montaggio che poi significa maggiore concentrazione sul lavoro. E' cambiata anche la gerarchia di fabbrica: gli operai lavorano in squadre di 7 persone svolgendo le operazioni a rotazione, con un caposquadra (team leader) che non opera con le mani ma organizza e facilita il lavoro dei colleghi e li sostituisce in linea quando necessario. Qui è già realtà l'aumento di valore del lavoro operaio poiché le tute blu (che poi in realtà sono grigie con inserti rossi) firmano buona parte dei loro interventi di assemblaggio su schermi di computer che non sono più riservati agli uffici. Ogni squadra viene poi "misurata" pubblicamente con risultati che finiscono su cartelloni piazzati lungo la linea e che arrivano anche a rendere pubblici i risultati ottenuti in termini di qualità, di proposte di miglioramento del processo di lavoro, di riduzione dei costi. Elementi che determinano l'assegnazione di premi.
Dal 2006, ovvero da quando Fiat ha adottato l'organizzazione del sistema nipponico World Class Manufacturing (WCM) e del sistema di misurazione computerizzata del lavoro Ergo-Uas, le fabbriche d'auto italiane stanno cambiando in profondità. Ora la qualità chiesta per le Alfa sfornate dal "Cassino plant" potrebbe alzare ulteriormente l'asticella della mutazione genetica del lavoro in fabbrica. Un esempio di come colletti bianchi e tute blu possano tornare a produrre ricchezza e buoni posti di lavoro rimescolando al meglio avvitatori e computer lungo la vecchia catena di montaggio.
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Il Gazzettino