Addio a Procaccini, papà dei raid e del fuoristrada romano

La 33 di Procaccini-Pozzetto nel fango durante il prologo della Dakar a Parigi
Un amico ci ha lasciato. È andato in cielo ad appagare la sua voglia di libertà e di avventura che l’ha sempre accompagnato nella sua vita terrena....

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Un amico ci ha lasciato. È andato in cielo ad appagare la sua voglia di libertà e di avventura che l’ha sempre accompagnato nella sua vita terrena. All’età di 73 anni, quasi un “giovanotto” nella realtà attuale, si è spento a Roma Riccardo Procaccini. Un uomo che, nella sua amata quotidianità, è sempre stato un’eruzione di energia. Sorriso altamente contagiante, senso dell’amicizia innato, Riccardo non stava un attimo fermo. Spostandosi spesso fra i suoi due grandi amori, la Città Eterna e quella delle “Mille luci”. Con una voglia matta di fare inedite esperienze ed aprire nuove “piste” che lo rendevano estremamente precoce e parecchio innovatore. Nella sua esistenza ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’automobilismo sportivo romano negli anni Settanta del secolo scorso.

Una delle sue passioni da bambino, dalla quale però non si è fatto mai fagocitare, fedele al motto di essere poliedrico. Un “enfant prodige” che a quell’epoca, quando non aveva ancora vent’anni, è stato istintivamente folgorato dalle nascenti emozioni dei grandi raid africani. Procaccini è stato uno dei pionieri romani dei rally-raid. Il Transafrica 80 di quell’avventuriero di Jean-Claude Bertrand e poi la Parigi-Dakar, del sempre esploratore ma mente più lucida, Therry Sabine. Mezzi eroi e semidei, tutti amici di Riccardò che animava i gelidi bivacchi nel deserto intorno ad improvvisati falò. Più che corse erano imprese. Non contava tanto chi tagliava il traguardo per primo, ma chi arrivava alla fine.

L’acuto di Procaccini fu la partecipazione semiufficiale alla Dakar con le Alfa 33 del Team Scomparin. Le vetture erano due, veloci ma un po’ “leggerine” per i percorsi dell’epoca che, oltre l’Algeria e il Niger con il suo Tenerè, attraversavano autentici paradisi terresti inesplorati come il Malì e la Mauritania. Riccardo fa equipaggio con l’attore milanese Renato Pozzetto, l’altra 33 è affidata a Scomparin ed all’operatore della Rai Mario Sanga. La passione per l’ambiente e la natura era già nata a Roma dove Riccardo era stato uno dei soci fondatori del glorioso Club Romano Fuoristrada tuttora sulla breccia e aveva partecipato alla creazione della FIF, la Federazione del Fuoristrada. Stretto il legame con un altro dei pionieri dell’off road tricolore, Nino Cassini.

Il Direttore-Editore delle prime riviste del settore e grande africano come Riccardo, oltre che appassionato di volo (che poi lo tradì) al pari di Procaccini. L’esuberante romano fu uno dei primi corrispondenti della rivista “Fuoristrada”, la Quattroruote dell’off road. Un altro partner dell’uomo che sapeva conciliare gli estremi è stato per lunghi anni lo Champagne che Riccardo trattava come un amico e ne conosceva tutti i segreti. È stato anche “produttore” con serie speciali in collaborazione con alcune cantine francesi della Regione. Cin cin fratello, rallegra i tuoi interlocutori.

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Il Gazzettino