Variante Delta, la Francia teme la quarta ondata in autunno

Variante Delta, la Francia teme la quarta ondata in autunno
La Francia ora comincia a temere una quarta ondata della pandemia in autunno. Lo fa sapere il quotidiano Libération, pubblicando le ultime previsioni dell'Istituto...

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La Francia ora comincia a temere una quarta ondata della pandemia in autunno. Lo fa sapere il quotidiano Libération, pubblicando le ultime previsioni dell'Istituto Pasteur. Il rischio è che, anche a causa della variante Delta, si possa registrare nel giro di pochi mesi un altro picco di ricoveri «in assenza di qualsiasi misura per controllare l'epidemia». Ma la pericolosità e l'estensione di una eventuale quarta ondata dipenderà da una serie di fattori che devono essere attentamente valutati. E comunque, grazie alla campagna di vaccinazione, «lo sforzo richiesto per controllare un rimbalzo dell'epidemia dovrebbe essere significativamente inferiore rispetto al periodo precedente alla vaccinazione».

 

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Variante Delta in Francia in circa il 20% dei casi

Una settimana fa sono stati 33 i morti legati al Covid registrati in Francia in 24 ore. E meno di 10mila i pazienti ricoverati, un numero mai così basso dall'ottobre 2020. Le persone in terapia intensiva erano 1.509, ovvero 51 in meno rispetto al giorno precedente, mentre i nuovi casi di Covid erano 2.320. Dall'inizio della campagna di vaccinazione, 32.677.780 francesi hanno ricevuto almeno una dose e 17.601.830 quelli immunizzati. Inoltre, la variante Delta «rappresenta circa il 20% dei nuovi casi» di coronavirus accertati in Francia, dove sta «progressivamente diventando dominante». Lo ha detto il ministro della Salute francese, Olivier Véran, che ha rinnovato l'appello a «vaccinarsi» e a restare «molto vigili» anche se «continua a diminuire il tasso di incidenza», cioè la circolazione del virus a livello generale.

 

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In questo quadro l'Istituto Pasteur, ha fatto sapere Libération, è partito per le sue previsioni da uno scenario di base in cui, con la variante alfa in circolazione e senza misure di controllo, sono vaccinati il ​​30% di chi ha tra 12 e 17 anni, il 70% di chi ha tra 18 e 59 anni e il 90% degli over 60. In questo caso, in assenza di misure di controllo efficaci, «si potrebbe osservare un picco di ricoveri paragonabile al picco dell'autunno 2020». Resta dunque il fatto che «vaccinare i non vaccinati rimane l'approccio più efficace per controllare l'epidemia». Infatti, secondo i ricercatori, con il 70% dei bambini, il 90% degli adulti e il 90% degli anziani vaccinati, nelle condizioni fissate dalla simulazione, ci sarebbe soltanto un numero marginale di ricoveri determinati dal Covid. Quindi l'Istituto Pasteur ha valutato con grande attenzione il pericolo rappresentato dalle persone non vaccinate che «contribuiscono in modo sproporzionato alla trasmissione» del virus: «Le persone oltre i 60 anni non vaccinate rappresentano il 3% della popolazione ma il 35% dei ricoveri».

 

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Libération mette in evidenza che un'altra «fonte di preoccupazione» per i ricercatori è «la situazione dei bambini e degli adolescenti, che in autunno dovrebbero essere scarsamente immunizzati». I giovani potrebbero così diventare uno dei principali motori dell'eventuale quarta ondata autunnale. Rappresentano infatti circa un quarto della popolazione, ma secondo le proiezioni possono determinare la metà delle infezioni e delle trasmissioni del virus. Se dovesse verificarsi l'ipotesi della quarta ondata, quindi, «il controllo della circolazione virale nelle scuole, nei collegi e nei licei potrebbe essere necessario per ridurre la pressione sul sistema ospedaliero», avverte l'Istituto Pasteur. E c'è il rischio di dover imporre «nuove misure di controllo in ambito scolastico», come la chiusura delle scuole.

 

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In definitiva i ricercatori del Pasteur ritengono che le classiche misure anti Covid, dalla mascherina al pass vaccinale, «hanno quasi lo stesso impatto se sono adottate dall'intera popolazione o soltanto dalle persone non vaccinate». Dunque assicurarsi che i non immunizzati rispettino queste misure permetterebbe di «massimizzare il controllo dell'epidemia riducendo al minimo i costi per la società», anche se questo approccio «solleva questioni etiche e sociali che sono importanti da approfondire».

 

 

 

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Il Gazzettino