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Se la Russia introdurrà la legge marziale, sarà anche per le difficoltà di trovare nuovi soldati da arruolare. «Centinaia e centinaia» di loro si rifiutano di combattere in Ucraina, secondo il racconto di Mikhail Benyash, l'avvocato che sostiene i renitenti, intervistato dal "Guardian". La scelta del Cremlino di non chiamare la guerra con il suo nome, ma definirla «operazione speciale», permette ai potenziali soldati di rifiutare l'ingaggio, rischiando al massimo il licenziamento.
Russia a corto di soldati, le difficoltà dell'esercito
La scarsità di soldati di fanteria sta emergendo come uno dei problemi più importanti da affrontare per il Cremlino. «I comandanti minacciano di mandare in carcere i soldati, ma noi spieghiamo loro che possono dire di no», racconta Benyash, il cui studio legale è stato contattato da «centinaia e centinaia di soldati».
Le conseguenze
«Non vi sono basi legali per avviare una causa penale se un soldato rifiuta di combattere fuori dal territorio russo» visto che non è stata dichiarata una guerra, spiega. «È subito diventato chiaro che non tutti erano d'accordo.
La sua storia, scrive il quotidiano britannico, sottolinea quello che secondo molti esperti è fra i principali problemi della Russia in Ucraina, la carenza di soldati di fanteria. Al momento dell'invasione sono stati schierati 150mila uomini, l'80% delle truppe di terra, ma da allora l'esercito deve confrontarsi con un alto numero di perdite e il morale basso delle truppe. Il presidente russo Vladimir Putin «deve prendere una decisione sulla mobilitazione nelle prossime settimane» - dice l'analista militare Rob Lee - La Russia non ha sufficienti unità di terra con soldati a contratto per una rotazione sostenibile. Le truppe stanno diventando esauste». I mercenari non bastano, mentre una mobilitazione generale o un ricorso ai soldati di leva, manderebbero al fronte militari poco addestrati e potrebbero creare scontento nell'opinione pubblica interna.
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Il Gazzettino