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Un feroce agguato, a colpi d'ascia, ha posto fine alla vita missionaria di Nadia De Munari, una volontaria italiana laica trucidata in Perù durante una rapina al centro "Mamma mia" di Nuevo Chimbote, dove aiutava minori e madri bisognose. Una vita dedicata agli altri, come hanno ricordato da Schio (Vicenza), suo paese d'origine, amici e familiari di Nadia, 50 anni, da 30 coinvolta nell'Operazione Mato Grosso creata da padre Ugo De Censi. Una missione caritatevole spezzata dalla brutalità da chi, martedì mattina, è entrato armato di un'ascia e di una sbarra metallica nella stanza da letto di Nadia, nella casa famiglia, e mentre lei dormiva l'ha colpita ripetutamente alla testa e in altre parti del corpo. L'agguato non avrebbe avuto testimoni.
Le ragazze che De Munari seguiva dormivano infatti in un'altra area della costruzione.
La volontaria, maestra elementare, si recava nelle case a portare cibo e si occupava della formazione delle insegnanti. Sulle cause del decesso della donna, i medici hanno riferito di un grave trauma cranico, una frattura al braccio destro e ferite al viso. La notizia della morte di Nadia De Munari è arrivata a Schio ieri sera, lasciando sconvolti i familiari, i genitori e due sorelle, e la vasta comunità religiosa che sosteneva l'opera di Nadia, che lavorava con i bisognosi in Perù ormai da 15 anni. I suoi rientri in Italia, ogni due o tre anni, erano piuttosto brevi, perché poi ripartiva presto per Chimbote. La mamma di Nadia, Teresina - parole riferite dal parroco di Schio - ha definito la figlia «una martire». In serata nella cittadina scledense si è tenuto un momento di preghiera nel quale tutti hanno ricordato lo slancio di Nadia verso gli altri. Il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, ha espresso il cordoglio dell'intera Diocesi: «Siamo stretti al dolore della famiglia di Nadia, che da 30 anni lavorava in prima linea a fianco dei poveri», ha detto Pizziol. Della sua sensibilità d'animo ha parlato anche l'amico Massimo Casa, la persona che l'aveva coinvolta nell'operazione 'Mato Grossò quando aveva 17 anni: «Nadia era una persona buona, sensibile, sempre attenta ai bisogni degli altri, che nella sua dimensione di vita contavano più di ogni altra cosa materiale».
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