Covid in India, 150 cadaveri riaffiorano dal Gange: manca la legna per la cremazione

Pandemia sempre più fuori controllo in India, dove oltre 150 corpi di pazienti (in tutta probabilità morti per il coronavirus) sono stati gettati nel fiume Gange. Si...

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Pandemia sempre più fuori controllo in India, dove oltre 150 corpi di pazienti (in tutta probabilità morti per il coronavirus) sono stati gettati nel fiume Gange. Si teme che i loro parenti non siano stati in grado di seppellirli o bruciarli nelle pire funebri, secondo le usanze locali.

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I dati ufficiali parlano di altre 366.161 persone contagiate in tutto il paese, e di 3.754 decessi soltanto nella giornata di oggi, ma i dati potrebbero essere approssimati per difetto. Il gigante asiatico (1,366 miliardi di abitanti) si avvicina a quota 250mila decessi a causa del Covid, e a 22,6 milioni di contagi totali. E anche questo numero potrebbe essere sottostimato.

 

I corpi, riferiscono i media locali, sono stati trovati in avanzato stato di decomposizione, nello stato settentrionale del Bihar. Sarebbero soltanto la punta dell’iceberg: molti residenti hanno detto al Times of India di avere visto altri 40-50 cadaveri galleggiare, in balia delle correnti, in quella parte del fiume sacro agli indù che confina con l’Uttar Pradesh. Un agente di polziia ha datto all’emittente NDTV che i corpi erano gonfi a causa della decomposizione, e che devono essere rimasti in acqua da cinque a sette giorni: «Stiamo cercando di capire da quale località dell’Uttar Pradesh possano provenire, forse Bahraich, Varanasi o Allahabad». 

Si pensa che le persone che abitano in queste località possano avere cercato di sbarazzarsi in fretta dei corpi, per evitare l’ulteriore diffondersi del contagio. Le responsabilità sono però ancora incerte, anche perché le autorità dei due stati si stanno incolpando a vicenda. Sia in Bihar che in Uttar Pradesh la mancanza di legna ha provocato un incremento esponenziale dei prezzi per la cremazione dei defunti. 

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In questa situazione veramente infernale, aumentano le pressioni nei confronti del primo ministro Narendra Modi, perché sia decretato un lockdown nazionale per combattere la nuova variante, che si sta rivelando contagiosissima. Tra chi chiede misure severe, anche l’americano Anthony Fauci, che ha chiesto la chiusura totale di tutte le attività a rischio.  

 

In mancanza di iniziative dall’autorità centrale, le autorità locali fanno quello che possono. Il governatore di New Delhi, Arvind Kejriwal, ha esteso di un’altra settimana il lockdown nella capitale. Grazie a questa misura in atto nella città dal 19 aprile - ha sottolineato Kejriwal - il tasso di positività, che aveva raggiunto in aprile il 37% cento, ha iniziato a scendere e negli ultimi giorni si è assestato sotto il 25%. In Assam ci si sta preparando al peggio: uno stadio è stato convertito in ospedale, con 430 posti letto, e anche l’edificio della Royal Global University dispone ora di mille posti per pazienti Covid.

 

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Il Gazzettino