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«Le azioni di Putin coprono di vergogna la Russia e gli storici sacrifici del suo popolo»: i leader del G7 attaccano lo zar rinfacciandogli l'invasione dell'Ucraina nel Victory Day contro il nazismo, in una battaglia che unì gli alleati e l'Urss ma che ora, 77 anni dopo, vede Mosca dall'altra parte della barricata. La Russia «ha violato l'ordine internazionale basato sulle regole, in particolare la Carta delle nazioni Unite, concepita dopo la Seconda Guerra Mondiale per risparmiare alle successive generazioni la piaga della guerra», denunciano i Grandi della terra. Che, alla vigilia dell'atteso intervento del leader russo per la parata sulla Piazza Rossa, ribadiscono il loro impegno affinché «Putin non vinca» questo conflitto contro l'Ucraina e la loro volontà a sostenerla per difendere i suoi «confini internazionalmente riconosciuti».
G7, la strategia
«Lo dobbiamo alla memoria di quelli che hanno combattuto per la libertà nella Seconda guerra mondiale», dichiarano, annunciando nuove sanzioni. Alla video conferenza ha partecipato anche il presidente ucraino Volodymr Zelensky, che «ha sottolineato la ferma determinazione dell'Ucraina a proteggere la propria sovranità e integrità territoriale», affermando che «l'obiettivo finale dell'Ucraina è garantire il pieno ritiro delle forze russe dall'intero territorio dell'Ucraina e garantire la sua capacità di proteggersi in futuro». Tra le cinque misure annunciate dal G7 c'è anche la progressiva emancipazione dall'energia russa, a partire dal bando dell'import del petrolio russo in modo «in modo tempestivo e ordinato», garantendo al mondo il tempo per garantirsi forniture alternative. Ma l'Ue fatica a trovare un accordo (politico e tecnico) proprio su questo capitolo: è infatti slittato ancora il via libera dei rappresentanti permanenti dei 27 dell'Ue al sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che comprende l'embargo graduale al petrolio russo.
Tra le altre azioni indicate dal G7, il divieto di «fornire servizi chiave da cui dipende la Russia», misure contro il settore bancario, lotta alla «propaganda di regime» del Cremlino, sanzioni contro le elite finanziarie russe e i loro familiari.
A coordinare i lavori Olaf Scholz, che ha la presidenza di turno e che oggi, nel suo discorso alla nazione, si è detto «profondamente convinto che Putin non vincerà e che l'Ucraina resisterà», mentre «libertà e sicurezza vinceranno come 77 anni fa contro l'oppressione, la violenza e la dittatura». Ma, ha assicurato il cancelliere tedesco, «non prenderemo alcuna decisione che porti la Nato in guerra». Il premier Draghi, che il 10 maggio sarà ricevuto nello Studio Ovale da Joe Biden, da parte sua ha posto l'accento sull'importanza di uno stretto coordinamento per supportare Kiev e perseguire la pace promuovendo un immediato cessate il fuoco e negoziati credibili: «Dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina e dobbiamo andare avanti con il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. Allo stesso tempo, dobbiamo fare ogni sforzo per aiutare a raggiungere quanto prima un cessate il fuoco e per dare nuovo slancio ai negoziati di pace. Il G7 deve anche continuare a impegnarsi per aiutare quei Paesi poveri che rischiano una crisi alimentare. Il nostro impegno e la nostra unità sono essenziali».
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Intanto, mentre Londra annuncia altri aiuti militari e umanitari all'Ucraina per 1,5 miliardi di euro, Washington rimanda a Kiev la sua incaricata d'affari Kristina Kvien e detta la linea con nuove sanzioni: nel mirino 27 persone tra dirigenti di Gazprombank e della Sberbank. Nella blacklist Usa anche tre tv legate direttamente o indirettamente al Cremlino (Channel One Russia, Television Station Russia-1 e Ntv), Promtekhnologiya, azienda produttrice di armi, e otto compagnie marittime. Divieto infine di fornire servizi alle imprese russe.
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Il Gazzettino