Abiti oversize e sostenibili, la moda che piace ai fan del vintage

Mu Olga_credits Official Instagram
Abiti oversize, confortevoli e dai volumi maxi. Ispirazioni orientali che guardano alla tradizione artigiana della lavorazione a mano attraverso il telaio e l'uso di acqua...

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Abiti oversize, confortevoli e dai volumi maxi. Ispirazioni orientali che guardano alla tradizione artigiana della lavorazione a mano attraverso il telaio e l'uso di acqua calda che non inquina. Se le passerelle milanesi in versione digital, da Alberta Ferretti a Etro, sino a Prada, hanno confermato l'orientamento del fashion system verso la purificazione dallo sfarzo superfluo, rispolverando heritage ed archivi nel segno della sostenibilità ambientale, la designer ucraina Olga Mul aveva già anticipato il trend. Con le sue creazioni dalle stoffe pregiate ed eco-friendly, il ricorso alla canapa nei capispalla e texture naturali che seguono l'antico tailoring indiano ed uzbeko tramite l' "adras", tessuto dipinto e impiegato nella sartoria locale per la realizzazione di cappe e giacche, ma non solo, ideali per il daywear. Ricorda le avventure del marchio made in Tashkent Lali, fondato da Lali Fazilova 13 anni fa prima di approdare alla "Monte Carlo Fashion Week" grazie alla sua ricercata collezione prêt-à-porter, la storia della stilista che oggi vive a Milano e il cui brand, Mul Olga, è lo switch di nome e cognome.


Pezzi unici, originali, destinati a durare nel tempo e che Mul non ha intenzione di promuovere mediante strategie di marketing super-commerciali o affidandosi al conto vendita negli showroom della città meneghina e italiani. «Sono supportata da un team di 5 persone, creo da casa e ho una piattaforma di e-commerce per lo shopping online. - spiega entusiasta - Non sono interessata a vestire celebrities per red carpet e photocall, preferisco che i miei capi irripetibili vengano indossati da gente comune che ha il piacere di portare una camicia o una gonna bella e ben fatta ma di nicchia. Apprezzo la personalità rispetto al personaggio e chi sceglie i miei vestiti "green", o i miei accessori, è sempre qualcuno a cui non piace omologarsi per distinguersi dal diktat delle tendenze convenzionali». Fantasie, righe, grafismi e colori in una produzione da factory familiare. Tinture ecologiche, buone pratiche sostenibili, ricami e cuciture handmade impreziosiscono gli chemisier alternati ai denim vintage con quel tocco ribelle "flower power", fra borse intrecciate rétro e cappelli dalla forma a piramide, amato soprattutto dai nostalgici dello stile hippy anni Sessanta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino