Xi Jinping sa che il suo nemico più pericoloso non sono le altre potenze ma la Cina stessa

Xi Jinping sa che il suo nemico più pericoloso non sono le altre potenze ma la Cina stessa
Caro direttore, un passaggio storico per Xi Jinping che consolida il suo potere assoluto come segretario generale del Partito comunista cinese e Presidente della Commissione...

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Caro direttore,
un passaggio storico per Xi Jinping che consolida il suo potere assoluto come segretario generale del Partito comunista cinese e Presidente della Commissione militare centrale. Due incarichi che sommati aprono la strada anche a un nuovo mandato come presidente della Repubblica popolare cinese. Xi è il leader più potente della Cina ormai da decenni e che a 69 anni punterebbe alla leadership a vita. «Ci apriremo al mondo perché nessuno può chiudersi. Continueremo a lavorare per raggiungere i nuovi obiettivi», ha detto subito. Il pensiero corre alla dottrina Xi Jinping, soprattutto in politica estera, che punta all'espansione dei mercati e alla riunificazione con ogni mezzo con Taiwan, l'isola ribelle e territorio cinese secondo Pechino. I nuovi vertici della politica della Repubblica popolare sono alleati di Xi, che si è circondato solo di fedelissimi. Ha blindato il partito e la sua autorità.


Antonio Cascone
Padova


Caro lettore,


nella storia della Cina comunista nessuno, neppure il grande timoniere Mao Tse Tung, ha concentrato in sé tanto potere e per così lungo tempo come Xi Jinping. Rispetto a Mao c'è però una differenza rilevante: quella di Mao era una Cina povera e contadina, quella che guida Xi è una straordinaria potenza industriale ed economica. In questo sta la forza ma anche la possibile debolezza di Xi. La scelta del leader comunista di circondarsi solo di fedelissimi e di concentrare su di sé tutte le principali cariche dello Stato (non solo presidente del paese ma anche segretario del partito comunista e comandante in capo delle forze armate) risponde certamente a un esigenza di salvaguardare il proprio ruolo e di metterlo al riparo da manovre di palazzo o dai rischi di logoramento a cui, inevitabilmente, anche Xi è esposto dopo un così lungo periodo di dominio. Ma anche dalla necessità di perseguire la sua strategia bivalente: massima apertura all'esterno, massima chiusura all'interno. La Cina che Xi ha annunciato è un paese che continuerà nella sua aggressiva azione di conquista di nuovi mercati, ma che nel contempo imporrà nuovi giri di vite alle libertà individuali e collettive, già peraltro assai limitate. Xi del resto sa benissimo che il suo principale nemico non sono le altre potenze economiche, ma è la Cina stessa. Finora dominata dalla dittatura e dal controllo ferreo del partito unico. Ma che prima o poi, inevitabilmente, alla domanda di maggiore benessere economico vedrà affiancarsi anche quella di più diritti e più libertà. Un rischio che Xi intende esorcizzare e allontanare quanto possibile nel tempo aumentando il suo controllo e la sua presa sul paese e sul partito.

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Il Gazzettino