Importanza dei candidati ed elettorato sempre più "ballerino": cosa insegna (a tutti) il voto della Sardegna

Importanza dei candidati ed elettorato sempre più "ballerino": cosa insegna (a tutti) il voto della Sardegna
Egregio direttore, come volevasi dimostrare, il centrodestra è stato abilissimo nel farsi un bell'autogol al primo appuntamento elettorale importante, quello per le...

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Egregio direttore,
come volevasi dimostrare, il centrodestra è stato abilissimo nel farsi un bell'autogol al primo appuntamento elettorale importante, quello per le regionali in Sardegna. Litigi infiniti per la scelta del candidato presidente, messo fuori gioco il presidente uscente Solinas, lanciato il sindaco di Cagliari ed ecco il risultato finale: hanno resuscitato il campo largo della Schlein e di Conte ed hanno consegnato la guida di una regione a una esponente dei Cinque stelle. Speriamo che almeno questo risultato serva al centrodestra da lezione per il futuro.


Angelo Pavan
Treviso


Caro lettore,


il risultato del voto in Sardegna e la vittoria della candidata di Pd-M5s Alessandra Todde alimenteranno fiumi di commenti e di interpretazioni. Sarebbe però sbagliato enfatizzarne in senso positivo per chi ha vinto o in senso negativo per chi ha perso, il significato. Perché la platea degli elettori era piuttosto limitata - alle urne sono andati in meno di un milione - e perché, come sempre, le dinamiche locali hanno un'influenza importante sul voto amministrativo e ne condizionano l'esito, come sembra dimostrare il voto disgiunto in Sardegna che ha visto Todde ottenere parecchie migliaia di voti in più rispetto alle liste che la sostenevano. Tuttavia è evidente che le regionali della Sardegna sono un caso da analizzare, il cui esito conferma almeno due cose. Innanzitutto la crescente ed estrema volubilità del corpo elettorale nonchè la disponibilità e propensione di una larga fascia di cittadini a cambiare il proprio orientamento di voto e a farlo in un arco temporale anche molto stretto. È un fenomeno che in questi anni avevamo già registrato più volte, basti pensare alla parabola di Matteo Renzi, ma che con il voto in Sardegna sembra essersi ulteriormente accelerato: le elezioni politiche nazionali che avevano assegnato un'indiscussa vittoria al centrodestra e a Fdi il primato di primo partito nazionale risalgono solo a un anno e mezzo fa, non al decennio scorso. La seconda considerazione è che nel voto per le Regioni e i Comuni le persone contano e fanno la differenza. Non basta l'etichetta e l'appartenenza a questo o a quel partito, l'imprimatur del leader per vincere e sconfiggere le coalizioni avversarie. Servono anche altre caratteristiche: la riconoscibilità, l'affidabilità, l'esperienza e la conoscenza di un territorio. Senza di ciò anche il candidato, sulla carta, più forte, rischia di essere sconfitto. Da questo punto di vista il voto sardo può dare alcune indicazioni interessanti anche per le future scadenze elettorali a Nordest. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino