Il voto della Lega? Capita e capiterà ancora, ma non sono in discussione la leadership di Draghi e la tenuta del governo

Il voto della Lega? Capita e capiterà ancora, ma non sono in discussione la leadership di Draghi e la tenuta del governo
Egregio direttore,  a qualche illuso sembrava che fosse Salvini a governare, invece con l'ultimo decreto Covid...

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Egregio direttore, 


a qualche illuso sembrava che fosse Salvini a governare, invece con l'ultimo decreto Covid è chiaro che Draghi guida e governa magari ascoltando tutti per poi decidere; Salvini farebbe bene a prendere atto che nel panorama nazionale, europeo e mondiale Draghi ha un certo credito, mentre il rappresentante della Lega più che altro, pur facendo parte di un governo, si diletta alla politica degli annunci; ricordiamoci delle posizioni pro-Trump ed altre situazioni. Lei cosa ne pensa? 
Romano G.
Cittadella


Caro lettore, 


in tanti fra coloro che si occupano, per professione o per interesse personale, di politica hanno osservato e commentato come un fatto politico di grande rilievo l'astensione della Lega in Consiglio dei ministri sul decreto riaperture. Certamente lo è stato: il non-voto leghista su un atto così importante è stata la prima, vera incrinatura nella grande coalizione guidata da Mario Draghi. Tuttavia, posso sbagliarmi, ma non credo che quanto accaduto mercoledì pomeriggio avrà a breve-medio termine grandi conseguenze sul cammino del governo. L'arrabbiatura del premier, di cui anche noi abbiamo dato conto, è naturalmente comprensibile: sul tema delle riaperture Draghi, applicando il principio del rischio ragionato, aveva assunto una decisione politica che andava oltre quanto suggerito da consiglieri del governo e sostenuto dallo stesso ministro Speranza. Per questo Draghi si attendeva un atteggiamento più conciliante da parte della Lega. Salvini dal canto suo, incalzato a destra dall'opposizione di Fdi, ha colto gli umori di ampi settori del Paese favorevoli a maggiori riaperture e ha fatto sua la linea delle Regioni che, senza distinzione politica, premevano e premono nella stessa direzione. L'astensione in consiglio dei ministri e le tensioni interne al governo nascono da qui. Draghi si è assunto la responsabilità di far sintesi di un dibattito reale e delle spinte e controspinte che in tema di riaperture sono presenti nel Paese, aldilà degli schieramenti politici. Salvini non ha considerato sufficiente questa sintesi. In una coalizione così larga come quella che attualmente guida l'Italia può capitare. E capiterà ancora. Senza che ciò metta in discussione il ruolo di Draghi, la tenuta e la composizione del suo governo.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino