Lo stupro di Jesolo non è stata una fatalità Ma non diamo alibi a chi violenta le donne

Lo stupro di Jesolo non è stata una fatalità Ma non diamo alibi a chi violenta le donne
Egregio direttore, con riferimento alla violenza sessuale avvenuta a Jesolo, dopo una prima istintiva reazione di rabbia e condanna, ho fatto le seguenti riflessioni....

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Egregio direttore,
con riferimento alla violenza sessuale avvenuta a Jesolo, dopo una prima istintiva reazione di rabbia e condanna, ho fatto le seguenti riflessioni. L'adolescenza è l'età più difficile e problematica della vita umana, nella quale sbagliano i genitori, siano essi permissivi od ostativi, e i figli che, assetati di libertà, rivendicano il diritto-dovere di sbagliare in proprio, perché è sbagliando che si impara. I genitori della quindicenne di Jesolo certamente, a malincuore e con tremore, l'avranno autorizzata a passare la notte in discoteca; consapevoli dei rischi, le avranno raccomandato di essere prudente, di non isolarsi, di non dare retta a sconosciuti. La ragazza li avrà ascoltati con la supponenza e la presunzione di non essere più una bambina, di sapersela cavare in ogni caso: nell'adolescente è prepotente la voglia di trasgressione, di ribellione, di rischio. Ho tentato di capire anche l'imputato: irregolare, con precedenti penali e civili (la paternità con una ragazza di Mestre), con i suoi giovanili appetiti per i quali deve quotidianamente arrangiarsi. E che noi, buonisti e democratici gli permettiamo di soddisfare, noi che l'abbiamo accolto, ma non abbiamo saputo integrarlo. Perciò ritengo che se, come ha scritto lei, la ragazza non se l'è cercata, ma che neanche è stata una fatalità. E che una quota di responsabilità ce l'abbiamo anche noi. Ora, al malvivente possiamo assicurargli solo vitto e alloggio, gratis. Ed anche un avvocato che gli insegni cosa dire per venire fuori dalla galera al più presto. L'unica cosa che non possiamo offrirgli è il rimpatrio. Purtroppo.

Domenico Ceoldo
Vigonza (Padova)


Caro lettore,

personalmente credo assai poco alla fatalità. La penso piuttosto come Alfred Camus quando diceva che all'infuori di quell'unica fatalità che è la morte, tutto gioia o fortuna è libertà, e rimane un mondo, di cui l'uomo è il solo padrone. Quindi ritengo che la violenza sessuale di Jesolo non sia figlia del caso o del destino cinico e baro, ma dell'umana volontà. Lei dice che ciascuno di noi ha una piccola o grande quota di responsabilità in ciò che è accaduto? Può essere. Se nella nostra società c'è ancora qualcuno che ritiene che si possa trattare una donna come una proprietà e abusare di lei a proprio piacimento, evidentemente dobbiamo tutti insieme fare ancora molta strada prima di considerarci una società davvero civile. Ma questo non può rappresentare un alibi né un'attenuante per chi ha violentato quella ragazzina. Il principio di responsabilità è individuale e vale per tutti, a maggior ragione per chi è stato accolto nel nostro paese e non è titolare solo di diritti ma anche di doveri. Primo fra tutti il dovere di rispettare gli altri. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino