I numeri dell'import-export spiegano perché la Via della Seta è stato un affare. Ma solo per i cinesi

I numeri dell'import-export spiegano perché la Via della Seta è stato un affare. Ma solo per i cinesi
Caro Direttore, a proposito della sua risposta pubblicata domenica sulla Cina, non sono per niente d'accordo con la sua analisi sulla Via della Seta. Innanzitutto gli scambi...

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Caro Direttore,
a proposito della sua risposta pubblicata domenica sulla Cina, non sono per niente d'accordo con la sua analisi sulla Via della Seta. Innanzitutto gli scambi commerciali rimangono alti e vantaggiosi per le parti e poi se c'è stato un calo di import export esso è dovuto al Covid. L'attuale governo farà quello che gli viene suggerito o meglio imposto da Biden.


Decimo Pilotto


Caro lettore,


mettiamo per un attimo da parte le simpatie geopolitiche e facciamo parlare i numeri cercando di capire quanto è stato vantaggioso e soprattutto chi ha tratto maggiori profitti dall'accordo per la Via della Seta. I numeri dicono che, dopo la firma del memorandum, l'export italiano verso la Cina negli ultimi anni è cresciuto in modo assai inferiore alle attese di chi quell'accordo aveva sottoscritto (il governo Conte) e anche in misura inferiore a quello di altri Paesi europei che non hanno siglato nessun patto con Pechino. Al contrario dal 2019 in poi la capacità di penetrazione cinese in Italia è cresciuta in modo rilevante. Per ciò che riguarda l'export dall'Italia verso la Cina siamo passati dai 13 miliardi nel 2019, ai 12,8 nel 2020, ai 15,7 nel 2021 e ai 16,4 dello scorso anno. Incrementi ben poco rilevanti. Nel frattempo sono invece esplose le importazioni di merce cinese in Italia: dai 31,7 miliardi siamo passati ai 58,5 del 2022, quindi sono quasi raddoppiati, e i settori che hanno fatto segnare l'incremento maggiore sono l'elettronica, l'abbigliamento e i macchinari. Con il risultato che oggi la Cina è il nostro secondo maggior fornitore, mentre l'Italia nonostante l'accordo sulla Via della Seta continua ad essere un partner secondario per la Cina: nella classifica dei fornitori occupiamo il 24 posto. Nell'intervista pubblicata proprio ieri sul nostro giornale l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che conosce bene la Cena, ha detto: "Mentre gli altri vendevano aerei, l'Italia è stato l'unico Paese del G7 a firmare il memorandum con la Cina. Loro hanno aumentato i volumi di vendite senza l'accordo, noi abbiamo avuto l'accordo senza volumi di vendite. Non serve aggiungere altro». Pare anche a me. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino