Chi contesta il Congresso mondiale delle famiglie farebbe bene a ripassarsi ciò che diceva Che Guevara

Chi contesta il Congresso mondiale delle famiglie farebbe bene a ripassarsi ciò che diceva Che Guevara
Egregio direttore, il prossimo Congresso mondiale delle famiglie, in programma a Verona, sembra turbare il sonno a tanti esponenti del Partito Democratico e di molta...

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Egregio direttore,
il prossimo Congresso mondiale delle famiglie, in programma a Verona, sembra turbare il sonno a tanti esponenti del Partito Democratico e di molta intellighenzia progressista. Scandaloso, secondo loro, l'eventuale concessione del patrocinio del governo. Non si può permettere, sempre a detta di questi spiriti democratici, di parlare di famiglia naturale, aborto, divorzio e omosessualità in maniera che non sia in linea con i loro nuovi modelli di vita, quotidianamente veicolati e propagandati in tutte le salse da lobby estremamente potenti. I dettami del Vangelo, validi per i credenti, sono diventati scandalosi e offensivi e, quindi, da censurare. Di questo passo non si potranno più esprimere liberamente le proprie opinioni, perché non gradite anche a piccole ed arroganti minoranze. Se questa è la democrazia che ci vogliono imporre è giunta l'ora che la campana suoni per chiamare a raccolta quella maggioranza silenziosa, che libertà di pensiero e parola concede a tutti, ma chiede libertà e rispetto per tutti.


Vittorio De Marchi
Albignasego (Padova)


Caro lettore,

premetto subito di non condividere alcune delle posizioni espresse dalle realtà e dai movimenti che organizzano il Congresso mondiale delle famiglie. Ma ho anche letto il programma dell'appuntamento veronese e l'elenco dei relatori. Mi chiedo perché debba generare scandalo o indignazione il fatto che per alcuni giorni si discuta di temi come il matrimonio, l'aborto, il ruolo della donna. Comprendo perfettamente che molti dei punti di vista e delle proposte che emergeranno dal Congresso veronese contrastano con il sentire di tante persone e di movimenti assai accreditati nei salotti influenti e nel mondo di giornali e tv. Ma sono idee condivise da milioni di cittadini e con pieno diritto di cittadinanza, non meno di altre esattamente opposte. Perché non se ne dovrebbe discutere e parlare? Anche un rivoluzionario di professione come Che Guevara diceva: «O siete capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione o dovete lasciarle esprimere». È un principio basilare di civiltà che, soprattutto chi fa battaglie per vedere riconosciuti i propri diritti, dovrebbe imparare a rispettare. Credo poi che, quando si costruisce una polemica, serva un po' di coerenza. Chi oggi contesta la Regione Veneto per aver concesso il patrocinio al Congresso delle famiglie, qualche mese criticava la Regione per non averlo concesso al Gay pride di Padova. Delle due l'una: o è sbagliato concedere il patrocinio a questo tipo di manifestazioni o non lo è. E comunque la Regione Veneto è la stessa che due anni fa ha patrocinato e anche finanziato Opera Estate Festival dove erano programmati spettacoli colpevoli di essere pro-gender. Anche in quel caso non mancarono le proteste, di senso ovviamente opposto a quelle attuali. Perché, ahinoi, l'intolleranza non ha confini. Né politici né culturali. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino