Vaccini ed Erdogan: deve preoccuparci un'Europa che sembra non capire l'importanza delle poste in gioco

Vaccini ed Erdogan: deve preoccuparci un'Europa che sembra non capire l'importanza delle poste in gioco
Caro direttore, l'Unione europea che si è presentata da uno come Erdogan così disunita-afasica da inciampare su di una sedia, non è un incidente di...

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Caro direttore,
l'Unione europea che si è presentata da uno come Erdogan così disunita-afasica da inciampare su di una sedia, non è un incidente di arredamento, bensì una riprova di cattiva rappresentanza. Ora il bello della democrazia dovrebbe essere che se i rappresentanti coprono di ridicolo i rappresentati mettendoli in difficoltà: sanitaria (gestendo l'acquisto dei vaccini da tonti incompetenti), e ora platealmente reputazionale (con tanto di foto-oppottunity in mondo visione), la democrazia dovrebbe avere delle risorse di autorigenerazione-reazione da cambiare immantinente i suoi due vertici inadeguati per colpa grave. Viceversa, ora sarebbe un errore mettere in discussione l'Unione, un istituzione concepita su due gambe per camminare meglio, ma svilita da una diarchia inadeguata che si è presentata dal controverso capo di uno Stato geopoliticamente strategico, facendo una figuraccia così penosa.


Non scherziamo col fuoco, l'Unione è una cosa seria.
Fabio Morandin
Venezia


Caro lettore,

non scherziamo con il fuoco ma preoccupiamoci seriamente del presente e del futuro dell'Unione europea. Soprattutto della sua capacità, per come oggi è strutturata e governata, di giocare un ruolo decisivo nello scacchiere internazionale. Il vergognoso caso Erdogan e la sconcertante gestione delle trattative sui vaccini non sono purtroppo due incidenti di percorso, ma i segnali allarmanti di una classe dirigente inadeguata che non sembra aver chiaro il peso e l'importanza delle partite in gioco. L'approccio dilettantesco della Ue sul reperimento dei vaccini ha trasmesso la sensazione che a Bruxelles abbiano trattato la questione come una semplice trattativa commerciale, un affare burocratico da affidare a qualche funzionario e non invece come una partita decisiva per gli anni a venire, una sfida che contribuirà a ridisegnare gli equilibri internazionali. Perché dovrebbe essere chiaro a tutti che chi prima sarà in grado di vaccinare i propri cittadini e ripartire avrà un enorme vantaggio competitivo sugli altri. E l'Europa, purtroppo, su questo fronte sta scontando un grave ritardo rispetto a tanti grandi e piccoli Paesi. Anche la sudditanza dimostrata nei giorni scorsi di fronte a Erdogan deve preoccuparci. Non solo per l'inciviltà intollerabile dell'autocrate turco o l'ignavia mostrata dal presidente del Consiglio europeo. Anche in questo caso in gioco c'è altro. Sono sempre più numerosi i paesi nel mondo governati da oligarchi o dittatori. Simulacri di democrazie con cui è però inevitabile avere rapporti politici ed economici. Ma nei confronti dei quali, se si vuole giocare un ruolo, è necessario porsi sempre con fermezza e consapevolezza del proprio ruolo e della propria identità. Esattamente ciò che non è accaduto in Turchia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino