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Caro Direttore,
mi trova ovviamente concorde con i riferimenti contenuti nella sua risposta di domenica alla Lettera al Direttore. Parlo dei riferimenti relativi a delitti di cui una dittatura, quella russa in questo caso, si è resa colpevole. Ma cosa c'entra questo con il mancato rispetto del Protocollo di Minsk e delle atrocità commesse dall'Ucraina nel Donbass dal 2014?
Ludovico Callegaro
Caro lettore,
sul mancato rispetto dei protocolli di Minsk potremmo aprire un dibattito infinito così come sulle atrocità, vere e presunte, commesse dagli ucraini nel Donbass. Le ricordo solo su questo punto ciò che scrisse già nel 2014 John Dalhuisen, allora direttore del programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. "Non c'è dubbio che in Ucraina orientale entrambe le parti stiano compiendo uccisioni sommarie e atrocità, ma è come se alcuni episodi non fossero stati resi noti e altri volutamente riferiti in modo erroneo. È chiaro, inoltre, che alcune delle denunce più sensazionali, riferite soprattutto dai media russi, sono state ampiamente esagerate". Ma anche ammesso che ciò che afferma Amnesty non sia vero o che, come direbbero al Cremlino, sia frutto della disinformazione occidentale, le chiedo: il mancato rispetto degli accordi di Minsk giustificherebbe l'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate russe, il bombardamento di Kiev e delle altre città, lo sterminio di civili, la deportazione di bambini? E ancora: la questione del Donbass legittima il tentativo di Putin di riportare indietro l'orologio della storia e di trasformare, contro la volontà popolare, un intero paese indipendente in un satellite della Russia? Non sono domande a cui si può rispondere in modo evasivo o ambiguo. Di fronte a migliaia di morti e a città rase al suolo non sono consentiti i "sì però" o i "sì ma"... L'Occidente e l'Ucraina non sono esenti da critiche per ciò che è accaduto e sta accadendo. Ma la logica militare-imperialista adottata da Putin non può essere accettata, non può essere elevata a metodo per regolare le controversie internazionali. Va condannata, fermata e sconfitta. È innanzitutto una scelta di civiltà. È stata criticata (e sottolineo: giustamente criticata) la cosiddetta "dottrina Bush" e l'uso arbitrario della forza per "esportare la democrazia" da parte degli Stati Uniti. Ora dovremmo legittimare l'uso della forza per "esportare la tirannia" da parte della Russia?
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Il Gazzettino