Caro direttore, mentre Papa Francesco realizza a Cuba lo storico incontro con Kirill, patriarca russo, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Angelo...
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Da laico credente penso che “questa” Chiesa “questa” volta sia caduta in tentazione, pensando ed agendo come faceva un tempo che ormai non c’è più. Non mi pare questa, infatti, né la lezione del Concilio, né quella dei recenti documenti della Chiesa italiana ed universale. Come si fa a meravigliarsi poi della disaffezione o della lontananza di molti?
Renato Omacini
Lido di Venezia
Caro lettore,
una osservazione di metodo e una di merito. Sul metodo: la Chiesa ha tutto il diritto di intervenire nel dibattito politico, a maggior ragione quando in discussione ci sono temi di forte rilevanza etica o sociale. Per questo credo sia sbagliato considerare, come fa spesso qualcuno, un'invasione di campo i pronunciamenti o le esortazioni del Vaticano o dei vescovi su leggi o provvedimenti. Tuttavia, in questo rapporto dialettico tra la politica, il parlamento e una componente così importante della nostra società e della nostra storia, qual è la Chiesa cattolica, ci sono confini che vanno rigorosamente rispettati. L'intervento del cardinale Bagnasco è andato oltre questa sottile, ma decisiva linea. Perché un conto sono le critiche anche severe, altra cosa è intervenire sui meccanismi di voto e arrivare a suggerire scelte che attengono invece all'autonomia degli organismi parlamentari. Nel merito mi permetto poi di nutrire qualche riserva sull'auspicio di Bagnasco che sulla legge per le unioni civili il parlamento decida con voto segreto. Penso che, proprio per l'importanza della posta in gioco, la Chiesa dovrebbe preferire la chiarezza e il coraggio delle posizioni ai sotterfugi parlamentari Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino