Non basta la retorica europeista: la Ue se vuole contare nel mondo deve darsi un ruolo e un’identità

Non basta la retorica europeista: la Ue se vuole contare nel mondo deve darsi un ruolo e un’identità
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Caro Direttore,
la mia generazione, gli over sessanta, è cresciuta formandosi con i racconti dei protagonisti del ‘68. Storie di impegno civile e culturale che davano l’idea di una volontà di cambiamento che ci ha contagiato e che oggi è andata smarrita. Speranze di una società, di un mondo, migliori e più giusti. Sogni travolti dagli aspetti peggiori della globalizzazione, da una società dove pare che sia il profitto a determinare il valore di una persona. Una disillusione che nel nostro Paese si traduce in una enorme percentuale di astensioni alle votazioni politiche ma anche amministrative. Forse il rilancio dell’idea di una Europa unita potrebbe essere la scintilla che riaccenda entusiasmi e passioni. Una Europa che decida di condividere ideali e progetti nella convinzione e consapevolezze di avere un destino comune. Un rinnovato impegno in questo senso potrebbe tacitare le voci di chi più che a Bruxelles e Strasburgo guarda a Mosca e strizza l'occhio a Donald Trump. Una Europa unita assieme a un grande Paese come gli Stati Uniti potrebbe mantenere viva quella grande area di democrazia e libertà che lega le due sponde dell'Atlantico.


Maurizio Conti
Portogruaro


Caro lettore,


ho qualche dubbio che basti rilanciare l’idea di un’Europa unita per convincere tanti cittadini a votare o a tornare a votare. La sua è una nobile speranza che però deve scontrarsi con una realtà assai lontana da ciò che lei auspica. L’Europa attraversa infatti una profonda crisi d’ identità. Perché non è mai stata e non riesce a diventare un soggetto politico. Basta una piccola constatazione: l’agenda dei grandi leader mondiali, quando vengono in Europa, non vede mai ai primi posti l’incontro con il Presidente della Commissione Ue, ma quello con i capi di governo dei più importanti paesi europei. Più chiaro di così. Alla debolezza politica si affiancano poi quella militare ed economica. Solo oggi di fronte alla prospettiva di un disimpegno americano e ai numerosi fronti di guerra aperti, la Ue si sta ponendo il problema di una difesa europea. Ma, come si è visto anche in questi giorni, il progetto incontra molte difficoltà. Sul piano economico, la crisi del modello tedesco, diretta conseguenza della chiusura dei rubinetti del gas russo, ha fatto venir meno quello che storicamente è stato il baricentro del sistema europeo. Resta il rapporto, decisivo e strategico con gli Usa che ha sempre rappresentato la via maestra dell’Europa. Solo che oggi non è più così chiaro dove porti questa via. Tutto ciò non significa che il Vecchio continente sia destinato a un inevitabile declino. Ma deve darsi un’identità e un ruolo chiari. Superando la vuota retorica europeista. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino