Chiedere le dimissioni di Toninelli è come sparare sulla Croce Rossa: è l'inadeguatezza al potere

Chiedere le dimissioni di Toninelli è come sparare sulla Croce Rossa: è l'inadeguatezza al potere
Egregio direttore, ho letto le posizioni critiche che, in passato, aveva il ministro delle Infrastrutture Toninelli in particolare su: TAV o alta velocità BresciaPadova ed...

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Egregio direttore,
ho letto le posizioni critiche che, in passato, aveva il ministro delle Infrastrutture Toninelli in particolare su: TAV o alta velocità BresciaPadova ed in generale TAV Italia-Francia, Grandi Navi a Venezia, revoca concessioni autostradali a società Autostrade facente capo alla famiglia Benetton dopo crollo ponte Morandi, conclusione Pedemontana. Diciamo che questi temi erano invisi ad una buona parte del M5S. Ora da quel che si legge sui giornali vi è un ripensamento su gran parte di questi problemi. Vero che nella vita ci si può sempre correggere però mi sarei aspettato un gesto clamoroso cioè le dimissioni visto che si opererà in difformità a quanto manifestato.


Giuliano R.
Padova


Caro lettore,

chiedere le dimissioni del ministro Toninelli è come sparare sulla Croce Rossa. Troppo facile, troppo scontato. L'inadeguatezza dell'esponente pentastellato rispetto all'incarico che ricopre è talmente evidente e conclamata che sarebbe stato interesse dello stesso M5s suggerire al presidente del Consiglio un rimpastino in modo tale da destinare Toninelli ad altro incarico. Ma i complicati equilibri interni al movimento grillino hanno reso impossibile l'operazione. Così Toninelli è rimasto al suo posto. E forse era inevitabile che fosse così. Perché il ministro cremonese è la plastica rappresentazione delle contraddizioni della politica pentastellata. Ripiegata sui no e su parole d'ordine inadeguate al ruolo di un partito di governo. Le stesse che hanno portato M5s a delapidare in pochi mesi la metà del suo consenso elettorale. Governare vuol dire innanzitutto scegliere, fissare priorità e agire per realizzarle. Affidare al movimentismo parolaio o a fantomatiche analisi costi-benefici il destino di opere strategiche per il Paese e l'agenda di un ministero come quello delle Infrastrutture, equivale a denunciare la propria impotenza e incapacità di direzione politica. Un vuoto che il Paese non può permettersi e di cui sta pagando i costi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino