Una donna alla guida di Ca' Foscari è un segnale importante Ma per favore non chiamiamola rettora

Una donna alla guida di Ca' Foscari è un segnale importante Ma per favore non chiamiamola rettora
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Caro direttore,
ho letto sul Gazzettino di ieri in prima pagina il titolo: Venezia, prima volta di una donna rettore. Sono d'accordo sulla parola rettore riferito ad una donna. Pur non essendo un linguista, ritengo infatti corretti i titoli con la e finale (come per esempio: tenente, questore, pretore, presidente, cancelliere ecc.) uguali al maschile e al femminile. Trovo invece scorretti, oltre che brutti, le stesse parole femminilizzate, come cancelliera o assessora, usate talvolta anche da voi. Per non parlare dell'orrendo termine presidenta creato da una nota esponente femminista: la ex presidente della Camera dei deputati.

Domenico Ceoldo
Vigonza(Padova)



Caro lettore,
i gesti, le espressioni e le parole hanno un peso importante nel nostro sistema di relazioni: sono segnali socialmente significativi. Orientano e modificano la percezione e anche il valore che assegniamo alle persone e alle situazioni. Quindi non è irrilevante come chiamiamo una cosa, una persona, un rappresentante istituzionale. Tuttavia per quanto la forma sia importante, la sostanza mantiene un suo primato. E dunque mi lasci dire che la cosa davvero rilevante credo sia il fatto che una donna è stata, per la prima volta, scelta come rettore dell'università Ca' Foscari di Venezia.
Anzi è ancora più significativo il fatto che a contendersi il ruolo di numero uno dell'ateneo lagunare siano rimaste, alla fine, proprio due donne. Da questo punto di vista la declinazione al maschile o al femminile del titolo mi sembra un fatto abbastanza secondario. Assai più della scelta di usare il termine rettore o quello di rettora conta il risultato e il valore che esso assume. Personalmente trovo orribili e cacofonici alcuni neologismi di genere recentemente introdotti nel linguaggio della politica e delle istituzioni. Penso per esempio a termini come assessora o a presidenta. Rettora è forse anche peggio.

Tuttavia non è nel nostro costume imporre nessun punto di vista. Se una donna assurta a un importante ruolo ritiene o preferisce essere chiamata in un certo modo, declinando al femminile la sua carica, non c'è ragione per non farlo. Se una donna sindaco ritiene che essere chiamata sindaca sia maggiormente rispettoso della sua identità e del suo ruolo, non saremo noi a negarle questo diritto. Speriamo però che Tiziana Lippiello, il nuovo capo di Ca' Foscari, continui a farsi chiamare rettore. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino