Caro direttore, parole che arrivano con fragore di tuono e chi, se non un solo uomo, uno solo, nell'oceano di...
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parole che arrivano con fragore di tuono e chi, se non un solo uomo, uno solo, nell'oceano di un'indifferenza globale, quasi assordante, poteva dirle, se non il Papa! Parole che hanno una diretta valenza politica, visto che i politici, in particolare, i nostri, di governo, preferiscono tacere; a loro non gli importa, un fattaccio avvenuto cento anni fa: un massacro di una comunità di cristiani, trucidati dai turchi di allora, gli ottomani, solo perchè scomodi, non musulmani, quindi, inutili. L'equivoco non c'è. Bergoglio fa solennemente capire, "urbi et orbi", che se non vengono prese delle nette posizioni da parte dei governanti sulla perpetrazione delle uccisioni di cristiani, sulle chiese incendiate, sulle distruzioni di effigi che richiamano la religione cattolica, sui monumenti di storia ultra millenaria, da parte del Califfato ed i suoi scherani, la storia, alla fine, si ripete.
Adalberto de' Bartolomeis
Monselice (Padova)
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Caro lettore,
Bergoglio rifugge per scelta dal linguaggio paludato e circospetto della diplomazia e delle curie.
Sin da subito questa e' stata una delle novità più significative del suo pontificato e anche ieri mentre infuriavano le polemiche per le sue parole sul genocidio armeno non ha mancato di sottolineare il diritto-dovere dei cristiani di esprimersi con liberta' e coraggio.
Il problema è un altro: il Papa, e in particolare Bergoglio in questo momento storico, non è solo un'autorità religiosa e spirituale, ma anche un grande leader politico, influente ed autorevole. E le sue "franche" parole sulla questione armena non potevano quindi che provocare il terremoto diplomatico che hanno determinato.
Ma anche questa è una prova del peso che questo Papa ha nella storia del mondo. Bisogna esserne consapevoli, ad ogni livello. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino