La differenza tra suicidio assistito e sedazione palliativa usata per Marina Ripa di Meana

La differenza tra suicidio assistito e sedazione palliativa usata per Marina Ripa di Meana
Gentile direttore ho un quesito, ora che si attende la sentenza, di cui nessuno parla. Come mai Marina Ripa di Meana ha potuto utilizzare il suicidio assistito stando a Roma, non...

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Gentile direttore
ho un quesito, ora che si attende la sentenza, di cui nessuno parla. Come mai Marina Ripa di Meana ha potuto utilizzare il suicidio assistito stando a Roma, non solo, ma ne ha dato comunicazione a diffusione attraverso i telegiornali e ricordo le sue parole: ditelo che si può fare diffondete questa notizia utile a tante persone che soffrono terribilmente. Questo poco prima della sua ultima ora. Spero di leggere l'argomento.

Cristiana Moldi
Ravenna

Cara lettrice,

il caso di Marina Ripa di Meana è stato presentato dai sostenitori dell'eutanasia come la possibile via italiana al suicidio assistito e lei stessa in una sorta di video-testamento lo ha fatto apparire come tale. Ma le cose non stanno esattamente così. Marina Ripa di Meana, affetta da oltre 15 anni da una grave forma tumorale giunta alle fasi terminali, è stata sottoposta a sedazione palliativa continua profonda, una terapia prevista dalle nostre leggi e usata per dare la possibilità ai malati terminali di morire senza eccessive sofferenze. Non è una differenza di poco conto. Perché mentre l'eutanasia è una strumento di morte, la sedazione palliativa è uno strumento per accompagnare un essere umano in modo dignitoso alla fine della vita. La differenza tra queste sue pratiche è stata così spiegata dal Comitato di Bioetica: «La sedazione è un atto terapeutico che ha come finalità per il paziente alla fine della vita quella di alleviare o eliminare lo stress e la sofferenza attraverso il controllo dei sintomi refrattari, mentre l'eutanasia, secondo la definizione oggi prevalentemente accolta, consiste nella somministrazione di farmaci che ha come scopo quello di provocare con il consenso del paziente la sua morte immediata La sedazione profonda, quindi, non è indicata come un trattamento che abbrevi la vita, se applicata in modo appropriato, e non può essere ritenuta un atto finalizzato alla morte». E mentre la prima è attualmente illegale in Italia, la seconda è normalmente praticata in tante strutture ospedaliere italiane. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino