Lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 è un esempio di ideologia che prescinde dalla realtà

Lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 è un esempio di ideologia che prescinde dalla realtà
Egregio direttore, spero di aver capito bene: entro il 2035 dovremo avere un'auto elettrica altrimenti dovremo muoverci a piedi o in bicicletta. Così ha deciso...

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Egregio direttore,
spero di aver capito bene: entro il 2035 dovremo avere un'auto elettrica altrimenti dovremo muoverci a piedi o in bicicletta. Così ha deciso l'Europa. A me pare l'ennesima euro-follia decisa da chi non conosce territori e problemi. Spero in un ripensamento. Ma non riesco a essere ottimista. O mi sbaglio?


Enrico Zambon


Caro lettore,
mi pare che la decisione dell'Europarlamento di proibire la vendita di auto a diesel e benzina dal 2035, cioè fra soli 13 anni, sia un classico esempio di ideologia che prevarica la realtà o addirittura prescinde da essa. Forse qualcuno, in nome dell'imperativo green, ha ritenuto che fosse necessario rompere gli indugi e buttare con decisione il cuore oltre l'ostacolo. Temo che oltre l'ostacolo insieme al cuore si sia buttato anche un pezzo di cervello. Cioè si è assunta una decisione condivisibile in linea di principio, ma senza valutarne le conseguenze reali e senza quella gradualità che è necessaria quando si fanno scelte di questa portata. Com'è tipico di una cultura pseudo-rivoluzionaria, si è definito il punto di arrivo senza prima aver chiaro come arrivarci. Come riconvertire e con quali investimenti le attività produttive che oggi lavorano per il settore automobilistico e il suo enorme indotto? Come attrezzare il Paese per avere una rete di distributori di elettricità in grado di sostituire le attuali pompe di benzina? Con quali fonti energetiche saremo in grado di garantire l'enorme fabbisogno di energia elettrica necessario per l'intero parco automobilistico e il trasporto su gomma? Sono solo alcune delle domande che per ora non hanno una risposta che vada oltre generiche ambizioni o teorici progetti. E non stiamo parlando di dettagli ma di scelte da cui dipende il futuro di interi distretti produttivi e il posto di lavoro di decine di migliaia di persone. Scelte che orientano piani di investimenti miliardari e definiranno gli indirizzi di sviluppo dei prossimi decenni. Le difficoltà non possono essere un alibi per non fare le cose e rinviare all'infinito le decisioni. Ma un progetto che cambia radicalmente alcuni dei capisaldi del nostro sistema di vita e del nostro assetto economico non può essere deciso senza aver anche definito i passaggi necessari per raggiungere l'obiettivo fissato. Il 2035 può apparire lontano. In realtà, se consideriamo i tempi necessari per riconvertire imprese e organizzazioni sociali complesse, è dietro l'angolo.



      
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Il Gazzettino