Rai, il tetto va messo al numero di dirigenti e direttori superpagati

Rai, il tetto va messo al numero di dirigenti e direttori superpagati
Egregio direttore, leggere l’elenco degli stipendi di tanti volti noti e meno noti della Rai non può lasciare indifferente. Credo che sia giusto che chi lavora per...

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Egregio direttore,
leggere l’elenco degli stipendi di tanti volti noti e meno noti della Rai non può lasciare indifferente. Credo che sia giusto che chi lavora per un’azienda pubblica non possa guadagnare più di una certa cifra. Insomma serve un tetto. E’ un problema etico e di rispetto per i cittadini che quei soldi non li vedono neppure in 10 anni, ma ogni dodici mesi si ritrovano a dover pagare il canone.


Annalisa Brunello
Padova


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Cara lettrice,
la Rai è un’azienda pubblica e, come tale, è normale che debba sottostare ad alcune regole, anche per ciò che riguarda i compensi dei propri dipendenti. Bisogna però anche essere consapevoli che quando si parla di professionalità di alto livello, come quelle che servono per dirigere un’azienda da migliaia di dipendenti o il primo telegiornale del Paese, non si può completamente prescindere dal mercato, ossia da ciò che le aziende private che operano nello stesso settore pagano questi professionisti. In caso contrario si condanna la Tv pubblica ad accontentarsi delle seconde file o degli amici degli amici.


Ma questo discorso, anche in una grande azienda come la Rai, può e deve valere per un ristretto gruppo di persone, ossia per quei dirigenti o direttori che occupano le posizioni di più alta responsabilità e la cui permanenza in quegli incarichi dovrebbe essere anche legata al raggiungimento di obiettivi e risultati. Ciò che è invece davvero scandaloso è il fatto che nella Rai ci sono decine e decine di persone che godono di alti o altissimi stipendi, in molti casi senza avere neppure un incarico o ricoprendo funzioni che certamente non giustificano quegli emolumenti. Il vero buco nero è questo: da un lato la Rai vuole essere considerata come un’azienda che sta sul mercato e si confronta con la concorrenza, ma dall’altro si comporta come il peggiore dei carrozzoni pubblici in cui chi perde l’incarico resta comunque in azienda e mantiene il suo lauto stipendio. Ovviamente a spese dei cittadini. Forse prima che il tetto agli stipendi, andrebbe messo il tetto al numero di dirigenti e direttori. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino