Lo sport ha chiesto troppo all'atleta ucraina Stringere la mano a chi ti bombarda è ipocrita

Lo sport ha chiesto troppo all'atleta ucraina Stringere la mano a chi ti bombarda è ipocrita
Caro Direttore, purtroppo ho letto la brutta notizia (pag. 13 del Gazzettino) relativa al negato saluto della campionessa di sciabola, l'ucraina Olga Kharlan, alla sconfitta...

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Caro Direttore,
purtroppo ho letto la brutta notizia (pag. 13 del Gazzettino) relativa al negato saluto della campionessa di sciabola, l'ucraina Olga Kharlan, alla sconfitta Anna Smirnova, atleta russa in gara da neutrale. Ecco questo è un ulteriore danno che la guerra tra le due nazioni induce ancora una volta nel mondo dello Sport; mondo che, come quello dell'Arte, della Cultura e della Scienza, dovrebbe essere immune da ricadute di risentimento ed odio tra i partecipanti, che dovrebbero rappresentare il lato nobile dei popoli, indipendentemente dalle scelte disastrose attuate dalla classe politica. Ho detto ancora una volta, perché la scelta di escludere le atlete russe e bielorusse dai giochi paralimpici invernali di Pechino 2022, a poche ore dall'inizio delle gare, con la sofferta motivazione fornita dal Comitato Paralimpico: "Siete vittime delle azioni dei vostri governi" ha rappresentato per me un atto di feroce crudeltà e razzismo verso persone fortemente provate nel fisico e che speravano di poter trovare in quelle gare, dopo estenuanti allenamenti, quelle soddisfazioni morali che la vita aveva loro negato. Azioni che spero vivamente non abbiano più a ripetersi.


Renzo Turato


Caro lettore,


lasciamo per un momento da parte i nobili principi e la (presunta) neutralità dello sport e proviamo a metterci nei panni dell'atleta ucraina contestata e sanzionata per non aver stretto la mano a fine gara alla sua avversaria (sportiva) russa. Cominciamo con il ricordare che Olga Kharlan, da un anno, cioè da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, è costretta a vivere lontano dal suo Paese: per praticare il suo sport si allena infatti a Bologna. Aggiungiamo che prima di salire in pedana ha chiamato i suoi genitori che vivono in Ucraina. Le hanno risposto, ma non erano a casa o a spasso per la loro città, Nikolaev. Avevano dovuto correre in un rifugio anti aereo per mettersi al riparo dalle bombe e dai missili dell'esercito russo. Ecco immaginiamo di essere al posto di Olga, proviamo a pensare ai suoi stati d'animo e chiediamoci: al suo posto dopo aver incrociato le sciabole e vinto l'incontro, avremmo stretto tranquillamente (e un po' ipocritamente) la mano all'atleta russa che, seppur con l'escamotage della partecipazione individuale neutrale, rappresenta il Paese che le sta impedendo di vivere a casa propria e costringe i suoi genitori in un rifugio anti-bombe? Confesso che fossi stato nei panni di Olga Kharlan non so come mi sarei comportato. E per questo credo che abbiano fatto bene le organizzazioni sportive internazionali a riammetterla ai Mondiali, per la gara a squadre, e a garantirle la partecipazione alle prossime Olimpiadi.
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Il Gazzettino