Siamo alle solite: insegnanti assegnati a scuole del Nordest che si mettono in malattia. E quest'anno andrà peggio

Siamo alle solite: insegnanti assegnati a scuole del Nordest che si mettono in malattia. E quest'anno andrà peggio
Egregio Direttore, una mia conoscente maestra elementare che vive in Calabria ha ottenuto il ruolo. A questa signora di 50 anni con figli e marito è stata assegnata una...

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Egregio Direttore,
una mia conoscente maestra elementare che vive in Calabria ha ottenuto il ruolo. A questa signora di 50 anni con figli e marito è stata assegnata una cattedra a Bassano del Grappa. La maestra ha accettato l'incarico facendo sapere agli intimi che si metterà quanto prima in malattia con motivazioni difficilmente accettabili. Questo comporterà ovviamente l'impiego di una supplente e quindi un danno per l'erario nonché disagi per gli scolari. Addetti ai lavori mi dicono che questi comportamenti sono noti e diffusi e quindi a prescindere dalla irresponsabilità tipicamente italiana del singolo, a cosa servono gli algoritmi messi a punto dagli esperti del Ministero?

Maurizio Manaigo

Caro lettore,

mi sembra assodato, e non solo da questo episodio che lei racconta, che gli algoritmi del Ministero funzionano poco e male o sono maldestramente interpretati da chi è pagato per farlo. Purtroppo il fenomeno degli insegnanti di altre regioni assegnati a scuole del Nordest che accettano l'incarico e poi si mettono in malattia, solitamente molto lunga, è uno dei mali secolari della nostra scuola a cui, per ragioni ideologiche e di consenso politico-sindacale, non si è mai voluto porre rimedio. Quest'anno, a causa dell'emergenza Covid, il fenomeno è inevitabilmente destinato ad allargarsi fino a mettere a rischio, in alcune situazioni, l'inizio o la continuità dell'anno scolastico. Un primo allarme di quello che poteva succedere è scattato nelle scorse settimane con la vergognosa vicenda degli insegnanti cosiddetti fragili, categoria alla quale, secondo qualche sigla sindacale, appartengono tutti i docenti con più di 55 anni, indipendentemente dal loro stato di salute. Un criterio che se fosse applicato a professioni certamente non meno esposte al rischio contagio, come quelle del sistema sanitario, provocherebbe lo svuotamento degli ospedali. Ora è assai probabile che, con l'inizio delle lezioni, scopriremo che molti insegnanti, per paura del contagio, non si presenteranno in classe adducendo motivi sanitari, costringendo i dirigenti scolastici ad un'affannosa ricerca di supplenti. Una situazione che, per la verità, in questa situazione era prevedibile e si doveva e poteva, almeno in una certa misura, gestire. Ma per mesi la principale preoccupazione del ministro della Pubblica istruzione sono stati i banchi con le rotelle. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino