La scuola di Pioltello chiusa per il Ramadan: le fughe in avanti (e l'ideologia) non aiutano il dialogo

La scuola di Pioltello chiusa per il Ramadan: le fughe in avanti (e l'ideologia) non aiutano il dialogo
Caro direttore, a proposto della scelta di una scuola in provincia di Milano che ha deciso di chiudere nel giorno del Ramadam: per determinate festività ebraiche gli alunni...

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Caro direttore,
a proposto della scelta di una scuola in provincia di Milano che ha deciso di chiudere nel giorno del Ramadam: per determinate festività ebraiche gli alunni hanno diritto ad una giornata di vacanza, mentre le lezioni continuano regolarmente. Se i mussulmani vogliono festeggiare la fine del Ramadan stiano a casa permettendo a chi professa un' altra religione di frequentare le lezioni. Ormai alla mia età avrò la fortuna di non vedere l'Italia islamizzata. Ma non posso accettare questi insegnanti agnostici che se ne fregano delle nostre culture e della religione che è stata il collante degli Italiani e per estensione di tutti gli europei.


Dario Verdelli
Villorba (Tv)


Caro lettore,


cerchiamo di affrontare la questione senza alimentare ulteriori contrapposizioni. Il comune di Pioltello, alle porte di Milano, è una realtà molto particolare: ospita cittadini di 160 diverse nazionalità e il 40% degli alunni di quella scuola, tra l'altro intitolata a una bambino pakistano, è di fede musulmana. Il consiglio dei docenti ha ritenuto di modificare il calendario scolastico e di stabilire che il 10 aprile, in coincidenza con la fine del Ramadan, non si farà lezione perchè una metà almeno degli studenti non sarebbe stata presente, in quanto avrebbe celebrato la festività religiosa islamica. «E' stata una scelta didattica, non religiosa o politica», hanno spiegato i docenti dell'istituto di Pioltello in risposta alle polemiche suscitate dalla loro scelta. Non c'è ragione per non credere loro. Ma forse ci sono alcune domande che quegli insegnanti, prima di prendere una tale decisione, avrebbero dovuto porsi. Ne propongo alcune: è normale che una singola scuola decida, autonomamente, di modificare il calendario scolastico e di elevare a festività una solennità religiosa, non importa se cristiana, musulmana o ebraica? La laicità e il ruolo dello Stato non dovrebbero sempre prevalere su qualsiasi credo religioso? Ed inoltre: quella metà di studenti che il 10 aprile sarebbe stata presente alle lezioni perchè non celebra il Ramadam, non ha visto negato un proprio diritto, cioè quello di andare a scuola? Siamo di fronte a temi complessi naturalmente. E che proprio per questo non si possono affrontare con slogan e battute, ma neppure con fughe in avanti o con scelte avventate e condizionate dall'ideologia. Il rispetto dei diritti di chi proviene da altri mondi e professa altre fedi è un elemento della nostra civiltà. Che va difeso anche se sappiamo bene che in tantissimi paesi di diversa religione ciò non avviene, in particolare nei confronti dei cristiani. Ma non possiamo sottovalutare la sensibilità che su questi temi hanno fasce non marginali della popolazione. Nè soprattutto pensare o agire come se l'identità e la cultura di un paese possano essere sacrificate o cancellate in nome di un errato e superficiale concetto di società multietnica. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino