Personalismi e voglia di visibilità condizionano lo scontro nel Pd

Personalismi e voglia di visibilità condizionano lo scontro nel Pd
Egregio direttore, premetto che non sono un renziano, di questo giovane premier non condivido molte cose. Tuttavia, come molti elettori, vedo nelle dispute interne al Pd un...

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Egregio direttore,
premetto che non sono un renziano, di questo giovane premier non condivido molte cose. Tuttavia, come molti elettori, vedo nelle dispute interne al Pd un difetto tipico della sinistra italiana. Questo difetto si chiama massimalismo. Ovviamente il massimalismo di molti anni fa era rivoluzionario, mentre quello di oggi non vuole più la rivoluzione ma la perfezione. Entrambi i massimalismi hanno però un vizio comune: preferiscono distruggere il partito o dividerlo in diversi partitini, alla vittoria delle idee dell'avversario. In questo caso il segretario del Pd e premier del governo incarica Matteo Renzi. Purtroppo la storia non ha insegnato nulla ai "massimalisti" di oggi. Molti storici ritengono che il fascismo si è affermato anche perchè i massimalisti socialisti dell'epoca si opposero a Filippo Turati (leader riformista del Psi) che voleva allearsi al partito di Giovanni Giolitti, il quale era quello che oggi si direbbe un conservatore illuminato.


Franco Vicentini

Caro le

ttore,

già molti decenni fa Lenin definiva "l'estremismo la malattia infantile del comunismo". Evidentemente i tempi passano cambiano i nomi dei partiti, ma le patologie della politica restano sempre le stesse. Forse però è esagerato definire massimalista o estremista l'attuale sinistra del Pd. Quella degli anti-renziani più che una diversa strategia, sostenuta da forti e radicali motivazioni ideologiche, finora è stata soprattutto una guerra di posizione spesso condizionata anche dai personalismi e non raramente sostenuta da esigenze di visibilità o di ruolo. Nulla francamente che ricordi titanici scontri ideologici del passato o gli epocali scontri tra i riformisti di Turati e i sostenitori della Terza Internazionale. Una caratteristica sembra però rendere simili gli oppositori renziani ai massimalisti storici: la tendenza ad abbinare alla veemenza dialettica una sostanziale inerzia sul piano pratico. Per dirla in altri termini: promettono spesso tempeste ma, alla resa dei conti, riescono al massimo a far alzare un alito di vento. Che genera forse qualche sussulto nell'opposizione di centrodestra, ma non sembra essere finora riuscita a modificare in alcun modo la strategia del segretario-premier. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino