Il sangue di vinti e vincitori Una differenza che conta

Il sangue di vinti e vincitori Una differenza che conta
Egregio direttore, ho letto la sua risposta in merito alla commemorazione avvenuta a Saccol di Valdobbiadene, ove emergeva il...

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Egregio direttore,

ho letto la sua risposta in merito alla commemorazione avvenuta a Saccol di Valdobbiadene, ove emergeva il parere che anche dopo 70 anni i morti dei vinti debbano necessariamente essere discriminati rispetto quelli dei vincitori. Premesso che a scuola sempre dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che ammazzare chi alzava le mani non era eroismo, ma solo un grave crimine, va pure detto che la Resistenza finalizzata ad instaurare alla fine della guerra pericolose dittature nel paese non era certamente ben vista dalla popolazione, come si legge in alcuni libri pubblicati a testimonianza di quel triste periodo. Trovo non equo questo distinguo dei caduti del periodo 1943-1945. A maggior ragione, dopo la delusione provata come cattolico per la riabilitazione da parte del papa di un regime sanguinario ed oppressivo come quello cubano, oltre al fatto che il pontefice abbia pure accettato in dono dal presidente colombiano un crocifisso con la falce e il martello.



Ing. Paolo Schiavon

Treviso



Caro lettore,


trovo sorprendente che in 70 anni non si sia riusciti a costruire una memoria condivisa su una stagione tanto decisiva della nostra storia. Il sangue dei vinti va rispettato, ma quello dei vincitori va ricordato e celebrato perché esso ha contribuito a restituire la libertà al popolo italiano. Questa è la differenza e, se mi permette, non è una differenza di poco conto. A 70 anni di distanza possiamo anche storicizzare le ragioni che indussero dei ragazzi a schierarsi con la X Mas, ma esaltarne la morte o, come si preferisce dire, il sacrificio, è cosa ben diversa. Certo che la Resistenza ha conosciuto episodi indegni ed è stata macchiata da delitti gravissimi e spesso colpevolmente occultati, ma resta una pagina fondamentale nella storia del nostro Paese, perché anche da essa ha origine la nostra democrazia. E se dopo la Liberazione in Italia i comunisti non andarono il potere, il merito non è certo dei nostalgici della X Mas e dei loro adepti, ma degli altri partiti antifascisti che contrastarono il Pci e per nostra fortuna vinsero poi le elezioni del 1948. L'educazione alla democrazia è fondamentale, ma non può prescindere da una corretta valutazione delle realtà storiche e non deve essere piegata alle passioni politiche del momento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino