Il Salone di Torino, le contestazioni alla ministra Roccella e la deriva estremista della Schlein

Il Salone di Torino, le contestazioni alla ministra Roccella e la deriva estremista della Schlein
Caro direttore, in questi giorni sono rimasto entusiasta a vedere i nostri giovani in Romagna aiutare le persone in difficoltà; quando si vedono questi giovani con stivali...

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Caro direttore,
in questi giorni sono rimasto entusiasta a vedere i nostri giovani in Romagna aiutare le persone in difficoltà; quando si vedono questi giovani con stivali e pale per pulire si capisce che abbiamo davanti a noi un futuro roseo per questo paese. Certo poi ci sono quattro gatti che non fanno parlare il ministro Roccella, ma quelli fanno male innanzitutto a se stessi.


Domenico Rossi


Caro lettore,


eviterei persino di fare questi confronti. Le confesso che non mi ha troppo sorpreso la contestazione alla ministra Roccella e il tentativo (riuscito) di impedirle di parlare e presentare il suo libro. Che il Salone di Torino potesse diventare il palcoscenico di qualche esibizione "muscolare" da parte degli estremisti dei diritti era prevedibile. Ed era anche prevedibile che avrebbero trovato pochi ostacoli sulla loro strada. E così è puntualmente avvenuto. Purtroppo l'intolleranza e il manicheismo sono profondamente radicati in alcuni settori (minoritari ma rumorosi) dell'opinione pubblica. Costoro, ritenendosi per definizione dalla parte del "giusto e del vero", ritengono legittimo censurare e impedire di parlare a chi la pensa diversamente. Naturalmente, a sentir loro, lo fanno nel nome della difesa della democrazia e dei diritti. E poco importa se questo implica cancellare uno dei diritti fondamentali: la libertà di espressione. Ma ciò che non avevo messo nel conto era la possibilità che segretaria del Pd Elly Schlein prendesse le difese dei violenti contestatori della Roccella. La leader dem infatti non solo non ha condannato gli intolleranti censori della ministra, ma ha di fatto solidarizzato con loro accusando la maggioranza di governo di avere "un surreale problema con il dissenso". Una dichiarazione sconcertante, che cerca di trasformare gli aggressori in aggrediti. Ma che non può essere casuale. Anzi è la conseguenza di una scelta politica sempre più chiara: la volontà di Schlein di radicalizzare la linea politica e l'identità del Pd per contrastare il centro-destra. Un progressivo spostamento a sinistra del partito che la segretaria mette in atto facendo ricorso, come in questo caso, ai classici strumenti dell'estremismo: retorica votata all'intransigenza, rigidità ideologica ed avversario politico ridotto al rango di nemico, nei confronti del quale sono quindi considerati "politicamente" legittimi anche atteggiamenti intolleranti e violenti. Com'è accaduto appunto a Torino.
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Il Gazzettino