Perché il merito è un valore positivo. Per l'individuo e la società. Dove sbaglia chi lo denigra

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Caro direttore, il professor Cassese, sul Gazzettino attribuisce alla sinistra la negazione del merito. Intanto, nella nostra...

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Caro direttore,
il professor Cassese,


sul Gazzettino attribuisce alla sinistra la negazione del merito. Intanto, nella nostra società nepotista, si sacrificano il merito, le competenze, le professionalità, per far posto al familismo, al clientelismo, in barba alla Costituzione. Ma sul piano formativo ed educativo, desidero definire il termine "merito" che è una bella parola. La scuola è il luogo in cui tutti gli studenti ricevono una formazione ed una istruzione. Tutti sono messi su uno stesso piano di partenza in quanto a diritti, ma non tutti "partono uguali": per estrazione sociale, per condizione economica, per problemi cognitivi o disturbi della personalità. Ora, il merito da premiare non consiste in una mèta uguale per tutti indipendentemente dai "nastri di partenza", ma consiste nei progressi che ognuno di essi compie rispetto al suo livello di partenza. In questo senso il merito è una bella parola, che non discrimina nessuno ma premia tutti. Acquisite a scuola la formazione e le competenze necessarie, esse vanno valorizzate e premiate in tutti gli ambiti della ricerca, della produzione, della cultura. Nel nostro paese succede il contrario. Così che da decenni assistiamo ad una fuga di cervelli, vittime di una precarietà vergognosa. Ciò detto, da progressista e di sinistra, confido che prevalga il merito come recita l'articolo 34 della Costituzione
Cosimo Moretti
Martellago


Caro lettore,


non è il professor Cassese ad aver attribuito alla sinistra la negazione del merito. È la sinistra, in particolare nella versione Schlein, ad aver quasi abolito questo concetto (nel suo documento congressuale il termine compare una sola volta) e ad avergli attribuito una valenza negativa contrapponendolo all'egualitarismo, soprattutto dopo la decisione del ministro dell'Istruzione Valditara di inserire questa parola nella denominazione del suo dicastero. In realtà il merito non è nè di destra nè di sinistra. Indica che qualcosa deve essere assegnato a qualcuno in virtù di ciò che ha fatto. Non può e non deve essere un criterio esclusivo di crescita sociale ed economica, ma è l'unico sistema per sfuggire alle logiche del paternalismo, del clientelismo o dell'appartenenza o dei diritti dinastici. Ciò che la sinistra che contesta il merito sembra ignorare è il fatto che il merito è uno decisivo strumento di mobilità sociale. E' cioè il mezzo più efficace per scomporre le gerarchie sociali e fare in modo che lo status socioeconomico dei figli dipenda sempre meno da quello dei genitori, ma appunto dai loro meriti. Inoltre andrebbe superata una logica puramente individualista per comprendere come il merito sia anche una forma di emancipazione collettiva. L'obiettivo non è solo il singolo, la ma crescita della società grazie al contributo che un individuo, proprio per i suoi meriti, può dare all'intera collettività. Confesso che faccio fatica a capire come questi non possano essere valori e obiettivi di sinistra. O anche di sinistra.
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Il Gazzettino