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Caro direttore,
Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi University School of management, convinto che chi sostiene che le sanzioni non abbiano effetto sulla Russia è totalmente ignorante in economia e in palese malafede geopolitica. Vista la mia ignoranza vorrei chiedere allora al docente come mai la Russia non ha mai avuto un surplus commerciale così alto, e cosa dobbiamo pensare noi comuni ignoranti visto che a causa delle sanzioni stiamo pagando le bollette di luce e gas e il rialzo dell'inflazione il 333 per cento in più e non si ferma qui.
Rimo Dal Toso
Padova
Caro lettore,
non mi permetterei mai di definire ignorante chi la pensa diversamente o esprime punti di vista che non condivido. Il dibattito sulle sanzioni alla Russia anima anche la nostra campagna elettorale ed è diventato un totem intorno al quale, in modo quasi fideistico, si scontrano detrattori e sostenitori, entrambi refrattari ad ascoltare le ragioni dell'altro. È senza dubbio vero che le sanzioni non hanno immediatamente messo in ginocchio l'economia russa come qualcuno credeva o sosteneva. Ma è altrettanto sbagliato affermare che non hanno prodotto alcun effetto o addirittura abbiano paradossalmente rafforzato Putin. Partiamo proprio dalla bilancia commerciale. Com'è noto il surplus commerciale, che anche lei ricorda, è il risultato della differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni registrate da un paese. Avere un surplus positivo è in genere considerato segno di buona salute economica di una nazione. Ma nel caso della Russia il record è stato determinato in misura rilevante dal crollo delle importazioni, prima che dall'impennata dei prezzi dell'energia. In altre parole: Mosca ha un surplus positivo non perché la sua economia gira a mille ed esporta in tutto il mondo, ma perché a causa delle sanzioni sono crollate le sue importazioni dall'estero. E questo non è affatto un segnale positivo sullo stato di salute dell'economia russa. Come del resto evidenziano alcuni dati: il calo del 10% dei consumi registrato nel 2022 e quello del 7% della produzione industriale determinato soprattutto dalla mancanza di componenti, una carenza particolarmente forte nel settore automobilistico che è crollato addirittura del 90% e ha convinto le autorità russe a consentire la vendita di autovetture senza airbag e freni Abs per non bloccare del tutto il settore. Come vede dunque la realtà è un po' più complessa di quanto possa apparire. Quanto al prezzo del gas, la Russia sfrutta una posizione dominante che, purtroppo, l'Europa e in particolare la Germania e l'Italia le hanno consegnato diventando eccessivamente dipendenti dal suo gas. Ma cedere oggi al ricatto di Putin (togliete le sanzioni o niente più gas) equivarrebbe a perpetrare questa dipendenza energetica e rimanere alla mercé dei colpi di testa di Putin. Al quale, tra l'altro, andrebbe anche chiesto: ma se, come afferma, le sanzioni non stanno penalizzando la Russia, perché mai insiste tanto per toglierle?
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Il Gazzettino