Gli italiani e la "vocazione mafiosa", Roberto Saviano dovrebbe rileggere ciò che disse Falcone

Gli italiani e la "vocazione mafiosa", Roberto Saviano dovrebbe rileggere ciò che disse Falcone
Egregio direttore, Roberto Saviano alza l'asticella delle dichiarazioni col fine di ottenere titoli e interviste. È l'ossequio alla vanità. Dire, come ha...

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Egregio direttore,
Roberto Saviano alza l'asticella delle dichiarazioni col fine di ottenere titoli e interviste. È l'ossequio alla vanità. Dire, come ha fatto commentando la morte di Matteo Messina Denaro, che «l'Italia è un Paese a vocazione mafiosa» è certamente un'offesa a milioni di italiani che non solo non sono mafiosi, ma si impegnano ogni giorno per affermare i valori dell'onestà con atti di coraggio senza ottenere quel clamore mediatico che ha trasformato Saviano da eroe a personaggio vittima di sé stesso e della sua immagine. Nel Paese oltre alle migliaia di volontari che operano nelle associazioni di promozione della legalità, ci sono persone con valori che diventano paradigmi ed esempi per tanti. Lanciare accuse solo per ottenere visibilità offende gli italiani che dovrebbero indignarsi e rispedire al mittente quelle offese ingiuste e anche inutili.


A.C.
Padova


Caro lettore,


Roberto Saviano non ha alzato alcuna asticella. Ha fatto un'affermazione che è del tutto coerente con l'immagine che lui ha di sé e che si è costruito in questi anni: quella di "cavaliere solitario" in quotidiana, e ovviamente isolata, lotta contro i clan. Perché è ovvio che lui è tra i pochi o i pochissimi italiani che sono stati capaci di non farsi irretire e contaminare da questa "vocazione" ed è quindi uno dei pochi titolati a parlare, senza tema di smentite, di mafia. Ma se la rappresentazione che fa Saviano del nostro paese è sbagliata e ricorda molto da vicino alcune indegne e contestatissime copertine di Der Spiegel, evitiamo di contrapporre ad essa una retorica opposta: quella che dipinge l'Italia come una nazione in cui le organizzazioni criminali rappresentano un'insopportabile ma circoscritta anomalia. Perché non è così. Non siamo mafiosi né per genetica né per vocazione, ma non pochi italiani sono mafiosi, o subalterni alle logiche dei clan, per scelta o per rassegnata costrizione. Se così non fosse le organizzazioni criminali non dominerebbero da decenni interi pezzi del territorio del paese e non si sarebbero infiltrate con tanta forza al Nord. Ma Saviano, invece di rincorrere frasi ad effetto e distribuire generiche patenti di mafiosità collettiva, farebbe bene a rileggersi ciò che scrisse Falcone: «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino