Tra frontiere aperte e periferie-ghetto: ecco cosa insegna la rivolta delle banlieue in Francia

Tra frontiere aperte e periferie-ghetto: ecco cosa insegna la rivolta delle banlieue in Francia
Egregio direttore, tutti i giorni sentiamo la premier Meloni reclamare l'accettazione della propria linea politica e del governo, da parte dell'Unione Europea. Parliamo di...

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Egregio direttore,
tutti i giorni sentiamo la premier Meloni reclamare l'accettazione della propria linea politica e del governo, da parte dell'Unione Europea. Parliamo di un tema come l'immigrazione irregolare che rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso è triplicata; in quei tempi tempi governava Draghi. In sintesi direttore vuol spiegare ai lettori i successi conseguiti dalla Meloni? Soprattutto non vedo realizzate alcune promesse come il "blocco navale", rimpatri e via discorrendo; si parla di elargizione di soldi ma gli sbarchi continuano.


Maria Grazia Gazzotto


Cara lettrice,


sul blocco navale le risponderò con le parole di Carlo Nordio, l'attuale ministro della Giustizia: "Il blocco navale è un' espressione politica. Durante le campagne elettorali si usano affermazioni impattanti, a effetto, ma è chiaro che il blocco navale inteso come cintura di navi da guerra nel Mediterraneo per impedire alle imbarcazioni dei mercanti di uomini di arrivare in Italia, è impraticabile". C'è altro da aggiungere? Forse sì. L'immigrazione è un tema su cui la politica italiana, tutta, gioca troppo spesso al ribasso, usandola come arma propagandistica da usare contro gli avversari del momento. Ciò che accade a qualche centinaio di chilometri di distanza dai nostri confini, nella Francia spesso citata da alcuni come esempio di civiltà e di convivenza multietnica, dovrebbe invece farci capire quanto cruciale sua questo tema per il nostro futuro e quanto stiamo sottovalutando il fenomeno. L'esplosione della violenza nelle banlieue francesi, dopo la morte di un ragazzo per mano della polizia, ha gettato l'intera nazione transalpina nel caos costringendo il governo a mettere in campo 45mila poliziotti per cercare, senza davvero riuscirci, a sedare le rivolte. Ma ciò che sta facendo tremare la Francia e il governo Macron è la inevitabile conseguenza di una società che predica l'integrazione ma pratica l'emarginazione. Che si scandalizza di fronte alle immagini di famiglie e bimbi che allo stremo delle forze giungono sulle nostre coste e poi chiude gli occhi sul loro destino, per riaprirli solo quando scompare una bimba peruviana e si scoprono le mini banlieue che già si annidano nelle nostre città o gli hotel abbandonati trasformati in ghetti per immigrati sfruttati. Ciò che accade in Francia oggi potrebbe ripetersi presto altrove in Europa. Le rivolte francesi dovrebbero farci riflettere sul significato vero di parole come accoglienza, integrazione e multiculturalismo. Altro che le misere polemiche di casa nostra sugli sbarchi. Aprire le porte sempre e comunque, accogliere senza integrare, far crescere spontaneamente periferie-ghetto apre la strada alle deflagrazioni sociali. La Francia insegna. Prendiamone note finché siamo ancora in tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino