​La riforma del Senato e i conservatori "di sinistra"

​La riforma del Senato e i conservatori "di sinistra"
Caro direttore, è di queste ore la polemica che Pietro Grasso innesca con Renzi allo scopo di opporsi alla riforma del Senato. Renzi vuole un Senato composto da 148 senatori,...

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Caro direttore,

è di queste ore la polemica che Pietro Grasso innesca con Renzi allo scopo di opporsi alla riforma del Senato. Renzi vuole un Senato composto da 148 senatori, che operino gratis, senza privilegi, con compiti ben precisi e diversi da quelli dei deputati.




Questo opporsi alla riforma crea nausea nel 99% degli italiani, infatti la gente vuole una politica diversa, una politica che faccia le cose che servono a tutti e non quelle che servono alla "casta". E la "casta" dei senatori non ha mai fatto sacrifici. I senatori, invece di rinunciare a stipendi e privilegi, dato che la loro età dovrebbe favorire saggezza, giustizia sociale, e grande disponibilità verso il prossimo, si oppongono alla riforma creando negli italiani ulteriore disgusto per la politica.



Piero Perera

Sedico (Belluno)




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Caro lettore,

il dibattito sulla riforma del Senato e la sua "abolizione" come organo elettivo e legiferante, dimostra, ancora una volta, che la vera divisione non è più tra destra e sinistra, ma tra innovatori e conservatori. E come questi ultimi siano presenti in larga misura anche nel cosiddetto schieramento progressista. Perchè dubbi non ce sono: le posizioni contrarie alla modifica dell'attuale Senato, sono tesi rispettabili, ma rigorosamente conservatrici, nel senso letterale del termine: anti-riformatrici e contrarie alla modifica dello status quo.



Il rischio di derive autoritarie evocato dagli intellettuali "no-riforma", è poi il più classico e usurato degli strumenti polemici made in Italy. Per il partito della conservazione il superamento del bicameralismo (cioè di due Camere, Montecitorio e Palazzo Madama, che fanno esattamente la stessa cosa) non è un tentativo di rendere più efficiente il sistema legislativo e decisionale. No, assume immediatamente i contorni drammatici dell'anticamera di una svolta autoritaria. L'accusa di sospetto neo-fascismo ancora non è stata pronunciata, ma è lì, dietro la porta, pronta ad essere usata come una clava per ostacolare le riforme. Nella realtà, come è successo tante altre volte, anche sulla questione del Senato si cerca di paralizzare ogni tentativo di cambiamento facendolo scivolare nella giungla della trattativa infinita e dei veti contrapposti. Speriamo che questa volta i conservatori di ogni colore non abbiano la meglio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino