Nei referendum l'astensione esprime una (legittima) scelta politica, non la volontà di essere super-partes

Nei referendum l'astensione esprime una (legittima) scelta politica, non la volontà di essere super-partes
Caro Direttore, leggo sul Gazzettino de 1 novembre gli schieramenti di personaggi pubblici che si esprimono per il sì o per il no, sul referendum per la separazione Venezia...

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Caro Direttore,
leggo sul Gazzettino de 1 novembre gli schieramenti di personaggi pubblici che si esprimono per il sì o per il no, sul referendum per la separazione Venezia Mestre. Niente da dire: ogni opinione va rispettata. Ciò che non capisco invece è lo schieramento della astensione che in verità è un no camuffato, visto che se non si raggiunge il quorum tutto resterà come prima, cioè no alla divisione. Forse questi personaggi pubblici dovrebbero avere il coraggio di schierarsi, rischiando la impopolarità nel caso vinca la opinione contraria. Che ne pensa?

Renato Penzo
Venezia

Caro lettore, 

anche l'astensione è un'espressione di voto. Lo è in occasione delle elezioni e lo è, a maggior ragione, in occasione di un referendum che prevede il quorum per essere valido. Perché è chiaro che in un referendum come quello per la separazione tra Venezia e Mestre, esattamente come è accaduto in passato in occasioni di consultazioni nazionali, l'astensione è una scelta politica. Non è un modo per essere super partes o per chiamarsi fuori dalla contesa referendaria in attesa di conoscere l'esito delle urne. Chi sostiene apertamente questa posizione lo fa nella convinzione che sia più funzionale ai suoi obiettivi, rispetto all'esercizio del voto. Nel caso del referendum veneziano infatti gli astensionisti dichiarati sono quasi interamente attestati sulla posizione del No alla separazione. Ma non c'è niente di strano in questo. La politica, nel rispetto delle regole, si fa con le armi che si ritengono più efficaci al raggiungimento dei propri scopi e disegni. Chi propone un referendum abrogativo sa in partenza che per vincere dovrà raggiungere due obiettivi. Il primo è convincere il 50 per cento più uno dei cittadini coinvolti a recarsi alle urne; il secondo è convincere la maggioranza degli elettori che votano della giustezza delle proprie posizioni e della richiesta referendaria. Ma la storia politica italiana ci insegna che quando un referendum, nazionale o locale, riesce a cogliere un diffuso sentimento popolare o ad interpretate una domanda di cambiamento che si è radicata nella società, il quorum è sempre stato raggiunto. Il tema chiave di ogni referendum è questo. L'astensionismo è solo un'arma politica.

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Il Gazzettino