Referendum, il rischio di trasformare la campagna in rissa

Referendum, il rischio di trasformare la campagna in rissa
Caro direttore sono per il sì al referendum sulla riforma costituzionale. Anzitutto perché, come esplicita qualsiasi manualetto universitario di diritto...

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Caro direttore
sono per il sì al referendum sulla riforma costituzionale. Anzitutto perché, come esplicita qualsiasi manualetto universitario di diritto costituzionale, Comunisti, Socialisti e Partito d'Azione già durante i lavori della Costituente erano schierati a favore di un sistema monocamerale. Anche a due grandi Padri della Patria quali Ludovico Mortara e Piero Calamandrei il bicameralismo appariva così ambiguo da proporre delle scelte di salvaguardia. Inoltre, già dalla Costituente del 1947 il Senato appariva unanimemente collegato alle Regioni. Oggi con la riforma questo legame è più stretto. In pratica si giunge a una riduzione del numero dei parlamentari, a una riduzione dei tempi delle decisioni legislative, si coinvolgono davvero gli enti locali nel processo decisionale. Finalmente si attua una scelta di una sinistra non utopica e progressista. Almeno dal 1970 ad oggi abbiamo sopportato governi precari a ritmo di almeno due all'anno, sorti spesso solo per soddisfare le ambizioni di personaggi minori. Ora le sfide globali, la crisi economica strutturale di lunghissimo termine, le grandi migrazioni del pianeta, il pericolo del fanatismo presunto religioso, non permettono più, né lo permetteranno nel futuro, di avere governi precari ed a termine. La governance della sostenibilità deve essere duratura e quindi responsabile.

Franco Zannini, figlio e nipote di partigiani
Venezia


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Caro lettore,

pubblico la sua lettera non perchè ne condivida o meno i contenuti. Ma perchè ha il pregio di attenersi, sinteticamente, ai contenuti del quesito referendario. Certamente qualcuno sarà d'accordo con lei e qualcun altro no. Ma almeno parliamo di ciò su cui andremo a votare il 4 dicembre e non di altro. E lo facciamo con toni civili. L'esatto contrario di quanto sta accadendo in questi giorni. Da ambo le parti i toni della campagna elettorale sono infatti trascesi, trasformando il confronto in rissa e il referendum in uno scontro epocale, con argomenti che nulla hanno a che fare con la riforma costituzionale. Forse sarebbe opportuno per tutti darsi una calmata e riportare il confronto nell'alveo di un confronto duro ma civile. Anche perchè di questo passo più che convincere gli indecisi ad andare a votare, li si convincerà a disertare le urne. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino