Profughi, improvvisazione con l’alibi della solidarietà

Profughi, improvvisazione con l’alibi della solidarietà
Caro direttore, visitando il sito del Unhcr, agenzia Onu che si occupa dei rifugiati, chiunque può leggere che nel 2014 c'erano al mondo circa 300.000.000 di persone che...

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Caro direttore,

visitando il sito del Unhcr, agenzia Onu che si occupa dei rifugiati, chiunque può leggere che nel 2014 c'erano al mondo circa 300.000.000 di persone che avevano i requisiti per avere lo status di rifugiato. Non tutta questa moltitudine può raggiungere il nostro Paese poiché una gran parte si trova in Estremo Oriente e preme su Australia e Nuova Zelanda che, con pragmatismo tutto anglosassone, difendono la loro integrità territoriale con sistemi che l'agenzia Onu considera lesivi dei diritti umani ed in violazione al diritto internazionale.




Un'ottantina di milioni di persone si trova in Africa ed in Medio Oriente e teoricamente potrebbe giungere in Italia. In realtà ciò è altamente improbabile perché alla maggioranza di questi individui mancano i fondi per finanziare un tale viaggio. Tuttavia 8-10 milioni di persone, in un arco di tempo di 5-20 anni, potrebbe racimolare la somma per varcare il mare. Orbene: potrebbe il nostro Paese far fronte a questa folla immensa? La politica che le nostre istituzioni stanno portando avanti è realmente altruista o più banalmente irresponsabile?



Lorenzo Martini

Stanghella (Padova)




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Caro lettore,

la sua è una domanda retorica. La risposta è quasi obbligata. Ma non direi che la nostra politica è banalmente irresponsabile. L'irresponsabilità è comunque una scelta. L'amara e drammatica realtà è che non esiste una politica italiana (e purtroppo neppure europea) di gestione dei profughi e più in generale dei flussi migratori.



Come spesso ci accade viviamo alla giornata. Il nostro unico problema è dove sistemare i prossimi 100 profughi, o presunti tali, che domani e dopodomani e dopodomani ancora, si affacceranno ai nostri confini di mare o di terra. E già su questo fronte l'approssimazione sembra spesso farla da padrona. Ma sul che fare poi, come gestire queste masse di uomini e donne, come e se inserirle nelle nostre comunità o se invece decidere ad un certo punto di attuare una politica di forte dissuasione, non abbiamo uno straccio di idea e di strategia condivisa.


Con il falso alibi della solidarietà, improvvisiamo, nella speranza forse che il problema si risolva da solo o qualcuno lo risolva per noi. Ma questa volta ben difficilmente accadrà e il rischio è che quando ce ne renderemo conto sarà troppo tardi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino