Il presepio vietato a scuola discriminazione al contrario

Il presepio vietato a scuola discriminazione al contrario
Il Gazzettino riportava nei giorni scorsi questa notizia: Bergamo stop del preside: no al presepe che rischia di discriminare il 30% degli alunni. A mio avviso vietare il presepe...

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Il Gazzettino riportava nei giorni scorsi questa notizia: Bergamo stop del preside: no al presepe che rischia di discriminare il 30% degli alunni. A mio avviso vietare il presepe nelle scuole significa calpestare le rappresentazioni cultuali degli studenti di fede cristiana. Il presepe nelle scuole non discrimina gli alunni di altre religioni. In realtà i musulmani non dovrebbero offendersi affatto: il Corano parla della nascita di Gesù, l’Islam lo venera con Maria e riconosce il dogma dell’immacolata concezione. A parte questo, una decisione del genere dimostra ancora una volta come gli adulti siano incapaci di gestire l’integrazione culturale. E’ una questione difficile che potranno risolvere, nel tempo, soltanto i giovani. Chi non vuole il presepe nella scuola, accetta volentieri le vacanze di Natale, Capodanno, Epifania, Pasqua e di altre festività religiose. Eliminare l’usanza del presepe nelle scuole antica di secoli, annullare le differenze, non serve per promuovere il confronto. Se i bambini e gli adolescenti di oggi non saranno sommersi da pregiudizi che ancora non hanno, saranno una generazione migliore. La scuola, in questo senso, è un luogo privilegiato. Facciamo in modo che resti tale.




Mario Morara

Mira (Venezia)




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Caro lettore,

lasciamo pure perdere le vacanze natalizie che, almeno nel mondo occidentale, sono tali ad ogni latitudine per atei e credenti. L'aspetto sconcertante ed anche inquietante della vicenda che lei ricorda sta nell'idea che per rispettare le altre culture e religioni sia necessario rinunciare alle proprie e rinnegare le tradizioni. Non è affatto così. Il "divieto al presepe" è solo una discriminazione al contrario che non aiuta né il dialogo né l'integrazione, ma anzi sottolinea le differenze, scava solchi invece che avvicinare mondi diversi, che dovrebbero conoscersi per quello che sono e rappresentano.



Fare il presepe non equivale a compiere un atto contro qualcuno: è l'affermazione della propria identità nel rispetto di quella degli altri. Purtroppo una parte del mondo occidentale e cristiano è vittima di un pensiero debole che confonde il dialogo e la tolleranza con l'indifferenza e la subalternità. E' preoccupante che a farsi condizionare da questo deleterio atteggiamento culturale ci sia anche un preside. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino