Negando il presepe per compiacere una minoranza non si contribuisce a realizzare una società aperta

Presepe - Foto di Karl-Michael Soemer da Pixabay
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Caro Direttore,

speravo che quest'anno ci saremmo risparmiati la tradizionale querelle natalizia sul Presepe nelle scuole. Ma leggendo sul Gazzettino la cronaca di quanto avvenuto nella scuola primaria di Agna, dove le maestre hanno modificato i testi delle canzoni natalizie, sostituendo Gesù con Cucù, si capisce che ormai siamo arrivati alla farsa. Che la scuola sia multietnica è ormai un dato di fatto, e lo sarà sempre più a mano a mano che aumenteranno gli immigrati. Di conseguenza, se lo scopo di certe iniziative che rasentano il ridicolo è quello di non "turbare" i bambini di religione diversa dalla cattolica, si abbia il coraggio di chiuderla una volta per tutte con la tradizione del Presepe nelle scuole, e si bandiscano tutti i riferimenti alla religione cattolica. D'altro canto sembra che la stessa Chiesa Bergogliana, in nome dell'accoglienza non condanni più questi deliri contro le nostre tradizioni e sia ormai arrivata ad accettare la scristianizzazione del nostro Paese e dell'Europa.


Umberto Baldo


Caro lettore,


questa idea che il presepe disturbi o turbi i bambini di altre religioni l'ho sempre trovata un po' ridicola. Ma perché mai di fronte alla Natività un ragazzino di 8-10 anni cresciuto in una famiglia di religione non cattolico-cristiana dovrebbe sentirsi a disagio? Dovrebbe turbarsi? Non è un'imposizione. Di fronte al presepio della sua scuola uno studente non è obbligato a fare nulla. Può persino evitare di guardarlo o può invece porsi degli interrogativi, farsi delle domande sul paese in cui vive, sulle sue tradizioni, sulla sua identità, sulla sua religione. Non c'è nulla di illiberale o di coercitivo in un presepio e in ciò che rappresenta. Direi anzi l'esatto contrario. Un presepe può aiutare a capire e anche ad arricchire un percorso di integrazione. Che non si costruisce cancellando o innalzando nuove barriere, ma con il confronto e l'inclusione. Chi vuol nascondere i simboli della nostra tradizione e della nostra civiltà, chi sostituisce in una poesia Gesù con Cucù non compie un'azione liberale. Non eleva il tasso di democrazia o di rispetto per gli altri della propria scuola, dimostra solo la propria insipienza e la propria incapacità di dialogare con gli altri. Si nasconde, dimostra di provare vergogna per sé e per il mondo a cui appartiene e da cui proviene. E per compiacere qualche minoranza, nega alla maggioranza quelli che sono i suoi diritti, le sue tradizioni. Come se fossero disvalori e non rappresentassero nulla. Ma non è in questo modo che si contribuisce a realizzare una società aperta. Con queste scelte si annega tutto nel relativismo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino