Il ministro, Renzi e l'opposizione: tre cose che non tornano nella vicenda Bonafede

Il ministro Bonafede
Egregio Signor Direttore, siamo alle solite buffonate all'italiana, complice anche la situazione di emergenza coronavirus, sempre in nome del bene del Paese e la vicenda delle...

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Egregio Signor Direttore,
siamo alle solite buffonate all'italiana, complice anche la situazione di emergenza coronavirus, sempre in nome del bene del Paese e la vicenda delle mozioni di sfiducia al Ministro della Giustizia sono l'ennesima prova. La sfiducia è stata respinta e cosa comporterà in cambio? Qualche poltrona o Presidenza? È come se un Magistrato dovesse giudicare un imputato, con prove palesi, e emettesse una sentenza di condanna o assoluzione a seconda che l'imputato, o chi per lui, esibisse una mazzetta o garantisse un impiego per un congiunto dello stesso giudicante. Per una volta non può essere messa in primo piano la realtà delle cose?

Celeste Balcon


Caro lettore,
la vicenda della mancata sfiducia a Bonafede si presta a molte considerazioni. Mi limito a queste tre. Mi sembra evidente che l'esponente 5 stelle abbia gestito in modo quanto meno maldestro tutta la vicenda della rivolta nelle carceri e delle scarcerazioni di esponenti di rilievo della criminalità organizzata. Non metto in dubbio la buona fede del ministro della Giustizia Bonafede (mi scuso per l'inevitabile gioco di parole), semplicemente mi sembra che, alla luce dei fatti, si sia dimostrato del tutto inadeguato a un incarico delicato e complesso come quello che ricopre. Fare il giustizialista quando si è all'opposizione è cosa ben diversa dal saper amministrare la giustizia quando si è al governo. In un paese normale sarebbe stato probabilmente lo stesso Bonafede a fare un passo indietro o di lato. Ma la normalità è merce rara in Italia. C'è poi il caso Renzi. Il capo di Italia Viva ha dimostrato, alla prova dei fatti, tutta la sua insostenibile debolezza. Ha minacciato la crisi, ha attaccato a testa bassa Bonafede poi però gli ha votato la fiducia.

Chi lo difende sostiene che in questo modo ha dimostrato di essere decisivo per la vita del governo e che certamente farà valere questa sua rendita di posizione nelle scelte dell'esecutivo e (certamente) nella distribuzione di incarichi. La sua affidabilità ha subito però un altro duro colpo e lo scarso livello di consenso di cui ormai gode ne è la dimostrazione. Infine un'ultima considerazione. Ma se la mozione di sfiducia fosse passata, cosa sarebbe successo? Sarebbe quasi certamente caduto il governo. E al suo posto che maggioranza si sarebbe creata? Il centrodestra, come dimostra la vicenda Mes, mi sembra lontano dall'essere in grado di proporre una alternativa all'attuale. Il governo di unità nazionale auspicato o vagheggiato da qualcuno, ha più detrattori che sostenitori e creerebbe comunque un lungo vuoto di potere in una fase dove invece c'è la necessità esattamente opposta. Le elezioni anticipate, in un contesto complicato e drammatico come quello attuale, appaiono, per tante ragioni, un'opzione difficile da percorrere e dagli effetti assai rischiosi per il Paese. E dunque: di cosa parliamo? Sostanzialmente del nulla. Che la vicenda Bonafede si concludesse come si è conclusa la sapevamo dall'inizio. E purtroppo sapevamo sin dall'inizio che la crisi profonda e grave che sta attraversando il Paese non avrebbe fatto alcun passo in avanti. I problemi, dalla difficile gestione della ripartenza ai rapporti con la Ue fino a bonus ed aiuti che non arrivano nelle tasche di chi ne ha bisogno, sono ancora tutti lì. Esattamente come Bonafede. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino