I mercati finanziari non possono diventare i giudici ultimi della politica di un governo

I mercati finanziari non possono diventare i giudici ultimi della politica di un governo
Egregio direttore, ieri mentre il nuovo governo stava ricevendo la fiducia lo spread si è rialzato viste talune politiche finanziariamente difficili che il primo ministro...

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Egregio direttore,
ieri mentre il nuovo governo stava ricevendo la fiducia lo spread si è rialzato viste talune politiche finanziariamente difficili che il primo ministro ha confermato. C'è chi dice che i mercati non possono ricattarci, che lo spread conta nulla, che gli italiani debbono essere liberi di fare come credono, eccetera. Chi dice questo pare dimenticare il nostro debito pubblico e non considerare che, finanziariamente parlando, siamo ritenuti uno dei peggiori paesi in Europa. Lo dimostra l'andamento quotidiano dello spread che ieri 6 giugno 2018 è stato per l'Ungheria di 262 e per l'Italia di 241,9, tralasciando altri paesi come, ad esempio, Portogallo 141,9, Spagna 100,7, Slovenia 77,2, Francia 33,3. Siamo cioè ritenuti il secondo peggior paese europeo, subito sotto l'Ungheria. Promesse d'interventi politici che incrementino fortemente il nostro debito ci daranno sicuramente il primato in classifica. Rispetto al dicembre 2015 siamo saliti di 150 punti, il che equivale ad un aumento della spesa pubblica per interessi di 30 miliardi annui e questo solo per aver promesso determinate politiche. Cosa succederà all'Italia quando queste promesse dovessero eventualmente essere messe in atto?


Piero Zanettin
Padova



Caro lettore,

i mercati e le loro reazioni vanno seguiti con attenzione, soprattutto quando ci sono passaggi politici delicati. Affermare che lo spread (ossia la differenza tra i titoli di Stato italiano e tedeschi) non conta nulla è sbagliato, anche se non va sopravvalutato questo indicatore che, come abbiamo visto anche in queste settimane, è molto ondivago, sale e scende con forte intensità e rapidità. Il vero punto è però un altro: bisogna essere consapevoli che gli operatori finanziari, cioè i mercati, si muovono sulla base dei propri interessi, non sulla base degli interessi collettivi. Hanno a cuore i loro profitti, non quelli di un certo Paese o di un altro. Per questo lo spread o la Borsa non possono essere elevati a giudici ultimi delle scelte politico-economiche di un Paese. Neppure nel caso di un Paese che come l'Italia è oberato da un enorme debito pubblico. A una classe politica seria va chiesto di impostare politiche che tengano conto degli equilibri economici, non di inchinarsi ai mercati finanziari. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino