Le assurde polemiche su Grease e il ritorno della censura mascherata da difesa della civiltà e della democrazia

Le assurde polemiche su Grease e il ritorno della censura mascherata da difesa della civiltà e della democrazia
Caro direttore, le recenti polemiche sul musical Grease sono decisamente stucchevoli. È nel mirino del politicamente corretto con l'accusa di essere sessista e...

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Caro direttore,
le recenti polemiche sul musical Grease sono decisamente stucchevoli. È nel mirino del politicamente corretto con l'accusa di essere sessista e razzista. Ma, come ben sa chi l'ha visto, si tratta soltanto di una favoletta, di una rappresentazione teatrale e, prima ancora, di un famoso film con John Travolta Olivia Newton-John come protagonisti. Perché tanto clamore?


Gabriele Salini
Padova


Caro lettore,

il clamore intorno a Grease è la conseguenza di un fenomeno preoccupante dei nostri tempi e della sbornia social di cui un po' tutti siamo vittime. C'è la tendenza, sempre più diffusa, da parte dei profeti di un'idea superiore di civiltà, di voler cancellare, oscurare e censurare ciò che contrasta con il loro punto di vista. È un fenomeno paradossale e inquietante, per cui i paladini di una presunta nuova idea di democrazia e di libertà, per affermare il loro credo ricorrono proprio agli strumenti tipici dei nemici storici della democrazia e della libertà. L'assurda polemica innescata contro il film Grease, e la sottostante volontà di metterlo all'indice o di mandarlo magari al macero in quanto sessista, omofobo, razzista e chissà cos'altro, ne è un chiaro esempio. E, proprio per questo, forse è un po' riduttivo definirla solo stucchevole. Dovremmo innanzitutto chiederci se ha un senso giudicare e condannare, sulla base dei paradigmi del 2021, un film prodotto a fine anni 70, cioè quasi mezzo secolo fa, e che racconta vicende dell'America profonda degli anni 50. È evidente che non ha molto senso. È evidente che si tratta di un'operazione pseudo-ideologica, perché non si può pretendere di rileggere la politica e la storia, anche quella del cinema o della letteratura, applicando esclusivamente gli schemi mentali attuali e giudicandola secondo una sensibilità che nel corso degli anni si è profondamente evoluta e modificata, nel bene come nel male. Ma proprio in questo sta l'aspetto più pericoloso del fenomeno. Perché evidenzia la volontà di modellare non solo la realtà presente sulla base di un modello di pensiero unico che si ritiene (spesso in modo del tutto arbitrario) indiscutibilmente giusto e migliore. Ma usarlo anche per cambiare e riscrivere il passato. Per negarlo e oscurarlo. Quando invece il passato andrebbe, prima che cancellato, studiato e compreso. Ma forse è prendere troppo da chi si sente già depositario della verità e del giusto. E trova nei social network la palestra globale per diffondere il proprio credo, con la pervicace volontà di imporlo agli altri. E purtroppo per noi, questa è realtà, non finzione cinematografica. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino