Le vacche grasse sono finite: Roma e Venezia devono tagliare

Le vacche grasse sono finite: Roma e Venezia devono tagliare
Caro Direttore, sempre più frequentemente si sente dire, da politici e opinionisti in genere, che per fronteggiare la crisi l'Italia deve puntare sull'ineguagliabile...

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Caro Direttore,

sempre più frequentemente si sente dire, da politici e opinionisti in genere, che per fronteggiare la crisi l'Italia deve puntare sull'ineguagliabile ricchezza di beni artistici, architettonici e bellezze paesaggistiche che, nel nostro pur esiguo territorio, abbondano come da nessun’altra parte al mondo. Nella classifica mondiale delle dieci città più visitate, tre sono italiane: Roma (4° posto), Venezia (6°) e Firenze (8°). Firenze a parte, Roma e Venezia, nonostante l'enorme afflusso di denaro prodotto da questi numeri turistici, hanno recentemente avuto bisogno di un "decreto" che le salvasse. Lei che ne pensa?




Lettera firmata





Cara lettrice,

con ogni probabilità un sindaco o un assessore le risponderebbero che una città visitata ogni anno da milioni di turisti deve sopportare costi enormi per mantenere il suo patrimonio artistico e garantire servizi e accoglienza adeguati. E questo è sicuramente vero: basti pensare che il centro storico di Venezia che conta meno di 60 mila abitanti ha, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, costi di nettezza urbana pari a quelli di una piccola metropoli.



È però vera anche un'altra cosa. Che Roma e Venezia sono due realtà molto diverse, anche dal punto di vista della qualità amministrativa, ma entrambe, soprattutto nel passato lontano e recente, hanno goduto di finanziamenti speciali o di entrate straordinarie (in alcuni casi proprio grazie al turismo) utilizzate spesso in modo assai discutibile e perseguendo la logica del consenso prima che dell'efficienza e dell'efficacia amministrativa. Oggi pagano le conseguenze di queste politiche. Entrambi i Municipi, seppur in proporzioni diverse, sono diventati nel corso del tempo colossi amministrativi con migliaia di dipendenti e con decine di società e partecipate gestite spesso in modo quantomeno allegro e fonte quasi sempre di perdite.



Infine, innanzitutto Roma ma in una certa misura anche Venezia, sembrano non aver ancora compreso che il tempo della "vacche grasse" è finito, che occorre quindi avere la forza e il coraggio di rivedere la macchina amministrativa adeguandola ai tempi, tagliando dove c'è da tagliare, riducendo sprechi e rinunciando a rendite di posizione. Anche perchè in futuro spazi e soldi per Salva Roma e Salva Venezia ce ne saranno sempre meno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino