«Giulia sei la figlia di tutti noi»: facciamo in modo che queste non restino solo parole

Giulia Cecchettin
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Caro direttore,
credo che vedere, se si riesce senza essere vinti dall'emozione, dalla sofferenza, il volto delicato, sorridente e pieno di voglia di vivere di Giulia, e pensare alla sua fine così violenta e spietata, generi una sorta di ribellione, di non accettazione di ogni possibile giustificazione generale e generalista di un problema che ha sicuramente nell'educazione la sua genesi. L'idea di crescere i figli dando tutto per scontato, facendoli creomicidio scere nell'idea che tutto è dovuto, che tutti possono e devono avere tutto per diritto, l'educazione in cui è stato abolito per legge il no, per l'incapacità di giustificare quel no o peggio perché è più facile e meno impegnativo dire sempre sì. L'educazione che mette al centro l'esaudimento incondizionato di ogni desiderio addirittura trasformandolo in diritto e che non spiega che ogni diritto non è che l'altro aspetto di un dovere. Penso sia necessario educare alla sconfitta, alla mancanza, alla perdita più che garantire la vittoria, assicurare la sicurezza e la possibilità di "avere". Infine penso anche sia il caso di guardarsi dentro, ognuno per la sua parte, e non scaricare tutto per comodità o calcolo sullo Stato o la società.


Diego Parolo
Carceri (Padova)


Caro lettore,
oggi abbiamo voluto dare più spazio possibile ai commenti giunti sull'inaccettabile morte di Giulia. Anche per questo la mia risposta sarà più breve del solito. Tra le molte lettere giunte ho scelto la sua, soprattutto per le righe finali. Perché quanto di orribile è accaduto obbliga tutti a fare i conti anche con se stessi, a non crearsi alibi, a non chiamarsi fuori. "Giulia sei la figlia di tutti noi", recita uno dei molti messaggi lasciati fuori dalla sua casa, in mezzo a tantissimi fiori. Facciamo in modo che non restino solo parole.

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Il Gazzettino